Ravenna, morte del dottor Molducci. A fine mese interrogati figlio e badante

La procura li ha convocati entrambi prima di decidere tra archiviazione e processo per il decesso del 67enne medico di Campiano

Il dottor Danilo Molducci, a lungo medico di Campiano, è morto a 67 anni

Il dottor Danilo Molducci, a lungo medico di Campiano, è morto a 67 anni

Ravenna, 19 gennaio 2022 - La procura di Ravenna li ha convocati entrambi per interrogarli a fine mese. Ed entrambi hanno fin qui manifestato l’intenzione di rispondere a tutte le domande. Si tratta del figlio e della collaboratrice del 67enne Danilo Molducci – a lungo medico di Campiano prima di andare in pensione – morto la mattina del 28 maggio scorso nella sua abitazione della frazione ravennate in circostanze da chiarire.

E proprio per procedere con tutti i rilievi tecnici del caso assicurando ai diretti interessati le garanzie previste dalla legge, già dall’apertura del fascicolo per omicidio volontario, era stato notificato l’avviso di garanzia ai due (sono difesi dagli avvocati Claudia Battaglia e Antonio Giacomini). E cioè appunto la collaboratrice domestica che aiutava il medico in tutte le incombenze – una 51enne di origine romena – e il figlio del defunto, il 39enne Stefano Molducci di Terra del Sole noto per essere stato in passato segretario del Pd di Castrocaro.

Finora evidentemente i rilievi tecnici disposti dal pm Angela Scorza titolare del fascicolo, non hanno dissipato completamente le perplessità residue. E dunque l’interrogatorio si candida a essere l’ultimo atto dell’inchiesta prima dell’eventuale richiesta di archiviazione oppure dell’esercizio dell’azione penale.

Dall’analisi medico-legale disposta dal pm a coronamento delle verifiche della polizia, era emerso un quantitativo di benzodiazepine in dose inquadrabile tutto sommato come terapeutica: e tuttavia l’assunzione del farmaco abbinata a mancanze sulla terapia per l’ipertensione, potrebbe avere alimentato uno scompenso cardiocircolatorio acuto oltre a un edema polmonare acuto. Una concausa, in definitiva. Secondo gli accertamenti fin qui eseguiti dalla squadra Mobile ravennate, dal 2014 alla scorsa primavera, il 67enne - malato da diverso tempo e che per muoversi aveva bisogno di una carrozzina - era stato ricoverato un paio di volte proprio per abuso di psicofarmaci. Un dato che può prestarsi in astratto a una lettura ambivalente.

Ovvero che lui stesso potrebbe avere abusato del medicinale per l’ennesima volta; oppure che terzi potrebbero avere strumentalizzato questo elemento per raggiungere un obbiettivo pianificato. Dalla consulenza grafologica sempre disposta dalla procura, era inoltre emerso che le ricette più datate per la prescrizione di benzodiazepine, erano state scritte dal defunto. Per altre invece c’era compatibilità con le scritture della collaboratrice domestica e del figlio: circostanze sulle quali i due potranno a breve fornire direttamente spiegazioni a.col.