Ravenna: morto durante il ricovero per una caduta, 11 medici indagati

L'anziano è deceduto il 20 dicembre 2019 a Lugo. L'ipotesi: dopo una reazione allergica scatenata da un farmaco, i camici bianchi non avrebbero fatto un'adeguata valutazione cardiologica del paziente

Ravenna, indagati 11 medici dell'ospedale di Lugo

Ravenna, indagati 11 medici dell'ospedale di Lugo

Ravenna, 25 gennaio 2022 -  Il Gip del tribunale di Ravenna Janos Barlotti ha disposto una perizia medico legale per far luce sulle cause della morte di un anziano, deceduto il 20 dicembre 2019 a Lugo, dove era ricoverato da qualche tempo per una caduta.

Nel fascicolo, per omicidio colposo, sono indagati 11 medici in servizio all'ospedale Umberto I e nei loro confronti la Procura ha chiesto anche una proroga di indagini, proprio per poter effettuare l'accertamento tecnico, nelle forme dell'incidente probatorio.

L'ipotesi è che dopo una reazione allergica scatenata da un farmaco, i medici non abbiano fatto un'adeguata valutazione cardiologica del paziente, ottantenne, nonostante questa fosse suggerita da precedenti consulenze, chirurgico vascolare e neurologica, così da poter avere un quadro clinico aggiornato e completo per individuare la terapia più appropriata.

Questa omissione avrebbe portato prima a un peggioramento delle sue condizioni e poi alla morte. L'udienza si è tenuta in mattinata in tribunale a Ravenna e il giudice ha nominato i medici legali Donatella Fedeli e Alberto Pedone, che avranno 60 giorni di tempo per presentare le proprie conclusioni. I medici sono difesi dagli avvocati Ermanno Cicognani, Giovanni Scudellari, Claudio Cardia, Antonella Monteleone, Alessandro Vasi.

Le figlie dell'anziano sono assistite dall'avvocato Chiara Rinaldi. La denuncia presentata dai familiari, che avevano anche prodotto una consulenza tecnica di parte, ha segnalato ritardi e un comportamento 'attendistà da parte del personale sanitario e che all'anziano sono state somministrate massicce dosi di benzodiazepine e neurolettici; inoltre il paziente non sarebbe stato poi seguito in un iter di riabilitazione, aggravando la cosiddetta 'sindrome di allettamento'.