Tragedia Ravenna, morto anche l’omicida, il reato si estingue

Al Bufalini il decesso di Mario Claudio Cognola, il 77enne che giovedì aveva ucciso la moglie malata di 82 anni, Maria Ballardini

Dall’alto il punto in cui l’uomo è atterrato dopo essersi lanciato dal terzo piano

Dall’alto il punto in cui l’uomo è atterrato dopo essersi lanciato dal terzo piano

Ravenna, 17 marzo 2022 - Avrebbe pianificato tutto in pochi minuti, a cavallo di mezzogiorno. Dopo che il vicino, da lui stesso chiamato in casa per farsi aiutare a sintonizzare i canali del televisore, se n’era andato. Prima ha impugnato il coltello da cucina per porre fine alle sofferenze dell’anziana moglie, da tempo malata, sebbene con una "violenza smisurata" rispetto all’obiettivo. Poi si è lanciato dal terzo piano, atterrando con i piedi, nel tentativo di cancellare le proprie colpe con quel salto di una dozzina di metri.

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Lei, Maria Ballardini, 82 anni, è morta subito, giovedì scorso. Lui, Mario Claudio Cognola, l’ha raggiunta ieri, a distanza di sei giorni, quando all’ospedale Bufalini di Cesena i medici hanno capito che non c’era più nulla da fare e hanno deciso di staccare le macchine che tenevano quell’uomo aggrappato a una vita che non desiderava più. Poco meno di una settimana di agonia e di coma farmacologico, ed ecco che il 77enne marito, fin qui omicida e aspirante suicida, ha portato a compimento il suo piano: condividere con la moglie tutto, la gioia e il dolore, la vita e la morte. L’indagine per tentato omicidio, per quanto aperta solo sulla carta, è di fatto finita ieri, con l’ultimo respiro esalato dal marito assassino – femminicida secondo le associazioni di femministe – e ora anche suicida.

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Secondo il gip Andrea Galanti, che solo formalmente l’aveva rimesso in libertà, l’aver assistito al decadimento fisico della moglie deve avere sconvolto la personalità dell’uomo, il quale al di là della "stanchezza" e del "disagio", senza la necessità di "patologie psichiatriche" o di "senescenza invalidante", fino a quel giorno non aveva mai destato nei familiari allarmi che potessero far presagire una tale tragedia.

Si dice spesso, in casi di questo tipo, che ’ha ucciso per troppo amore’, per porre fine alla sofferenza della persona alla quale è stato accanto per tutta la vita. Non tutti, però, la pensano così. E in questo caso la "smisurata violenza" cui fa cenno anche il giudice, le venti coltellate per porre fine alla vita di una donna ridotta a letto, che mai sarebbe stata in grado di difendersi, effettivamente fanno vacillare questo convincimento. Elementi di cruda violenza che stridono con quelli di una lineare quotidianità tratteggiata attraverso il racconto dei familiari: i risparmi in banconote ordinatamente conservati, i canali della tv appena risintonizzati, le buste con i testamenti di entrambi rinvenute nella macchina da cucire, una lavatrice acquistata appena due settimane prima. Poi quella macabra esecuzione. E quando la consorte ha smesso di respirare, lui che prova a ricomporla, facendone trovare la salma con le mani giunte, per poi vegliarla per un quarto d’ora prima di telefonare ai carabinieri, confessando l’omicidio, e di lanciarsi dal balcone dell’appartamento di via Gardella, quartiere Zalamella.

Voleva andarsene, Mario Claudio Cognola, e ieri c’è riuscito. Agli amici con i quali per anni aveva condiviso lunghe passeggiate al parco del fagiolo, le partite a carte al bar del circolo Zalamella e la Juve in tv, nella rare volte che dopo il Covid lo vedevano confidava il disagio per quella moglie che lentamente lo stava lasciando. Da lì sarebbe emersa l’idea di quell’ultimo gesto, "associabile a una depressione comune agli anziani compagni di vita".