
Gabriella Sarti con la foto del figlio, Massimo Mariani, morto nel giugno 2023
Ravenna, 25 giugno 2025 – La madre lo aveva chiesto a piena voce: “Vogliamo giustizia per Massimo”. Massimo Mariani era morto nel giugno 2023 a soli 46 anni. Stava combattendo da un paio d’anni contro una rara forma di tumore. E, come purtroppo a volte accade in questi casi, lui le aveva provate tutte, invano, per cercare di migliorare le sue condizioni di salute, imboccando anche strade che con la medicina non c’entravano nulla. E che ora hanno restituito un avviso di chiusura indagine per truffa aggravata in concorso da circa 20mila euro e per morte come conseguenza di altro reato.
Tre le persone a cui è stato notificato il documento a firma del pm Francesco Coco, tutte difese dall’avvocato Michele Lombini: si tratta di una 41enne di Bologna che aveva vissuto a Marina Romea (per l’accusa, è la figura cardine nel fascicolo sulla morte del 46enne); di una 40enne di Terni e di un 47enne di Ferrara. I tre a suo tempo erano stati raggiunti da misura cautelare nel Bresciano perché avrebbero offerto le stesse false speranze alla famiglia di un bambino sempre malato di tumore e per fortuna ancora vivo. Come dal punto di vista tecnico accade in questi casi, ora i diretti interessati avranno la possibilità di chiedere ulteriori accertamenti oltre a quelli fin qui già svolti dai carabinieri del nucleo investigativo; oppure di essere ascoltati o ancora di depositare memorie difensive.
Il caso, inizialmente aperto su Ravenna, per questioni di competenze, era poi finito a Brescia e di qui era nuovamente tornato a Ravenna. Ora finalmente è arrivata la svolta attesa da Gabriella Sarti, la madre del 46enne che aveva lentamente visto morire Massimo. Un caso, quello del ravennate, che era finito anche su Striscia la Notizia sortendo un effetto perlomeno positivo. “I genitori del bambino bresciano – aveva ricordato Sarti –, hanno preso coraggio dopo avere visto la nostra partecipazione a Striscia e ci hanno contattato. Speriamo che ciò possa spingere altre persone a denunciare queste persone, perché siamo convinti che esistano altri casi”, aveva detto in relazione a casi di famiglie disperate che “magari per vergogna, non se la sono sentita di rivolgersi alle forze dell’ordine dopo avere scoperto di essersi messi nelle mani di persone che non avevano alcun titolo per proporre cure, che logicamente non erano gratuite”.
Per quanto riguarda la vicenda del 46enne, dopo la sua morte, nel marzo 2024 la mamma si era rivolta ai carabinieri per sporgere denuncia contro due delle tre persone oggi raggiunte da avviso di fine inchiesta, atto che di solito precede la richiesta di rinvio a giudizio. Per quanto riguarda il bimbo bresciano, i tre sono stati accusati in concorso di tentata estorsione, sostituzione di persona, esercizio abusivo di una professione, truffa e lesioni personali. Per il 46enne i reati ipotizzati sono diversi, ma la vicenda ha conservato tutta la sua drammaticità.
“Perché vogliamo giustizia per Massimo”, aveva detto la mamma di Massimo. Ora forse siamo più vicini.