Mosaici con la plastica di scarto nella ricerca di Enrica Borghi

Alla Fondazione Sabe per l’arte cinque installazioni, la mostra proseguirà fino al 17 dicembre

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Entrando alla Fondazione Sabe per l’Arte di Ravenna, catturano subito l’attenzione del visitatore le cinque installazioni realizzate di Enrica Borghi con l’utilizzo di plastica riciclata. Non a caso si intitola ‘Modulare lo scarto’, la mostra dell’artista originaria di Macugnaga (Verbania) ma da anni trasferitasi sulle colline del lago d’Orta, che resterà aperta al pubblico da oggi fino al 17 dicembre (in via Pascoli 31).

"L’esposizione – racconta il curatore Pasquale Fameli, che è anche direttore artistico di Fondazione Sabe per l’arte – intende valorizzare il dialogo che Borghi intrattiene da anni con la tecnica del mosaico, aggiornata tanto nei materiali quanto nei significati, attraverso una ricerca artistica che si caratterizza per il riuso di frammenti ed elementi di scarto. Il progetto è stato pensato per ‘Ravenna Mosaico’, la settima Biennale di mosaico contemporaneo". La prima opera in cui ci si imbatte durante la visita è ‘Stola’ del 2020: per l’appunto una gigantesca stola lunga 12 metri e larga 60 centimetri, frutto di un attento lavoro di tessitura con fettucce colorate di cotone, esempio di grande fluidità e di vocazione ornamentale. Proseguendo è poi possibile ammirare ‘Muro’, un lavoro modulare del 2005 che prevede un’alternanza di colori e di pieni e vuoti. Per la prima volta è stata allestita in orizzontale per richiamare l’idea di un pannello in mosaico rinvenuto in uno scavo. Più recenti, invece, ‘Corpi plastici’: due opere fini ed eleganti costruite con bottiglie scartate dall’industria e cucite con nastri usati nei supermercati.

"La prima è stata montata in verticale e la seconda in orizzontale – spiega Fameli – per farle ‘dialogare’ come se fossero due corpi in movimento. Nel complesso trasmettono un’idea di flessibilità che è propria della scultura contemporanea". Spostandosi verso l’ampia finestra che illumina la Fondazione, si apprezza in tutta la sua bellezza ‘Mandala’, l’opera più antica dell’artista, eseguita per la prima volta nel 2000 per la Reggia di Venaria Reale, e in continua trasformazione. È un’opera modulare che richiama motivi aniconici geometrizzanti di antica ascendenza. Nel costruirla, Borghi è stata aiutata da alcune studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna: insieme hanno affiancato – senza fissarli in alcun modo – decine e decine di tappi di bottiglia sui quali sono state appoggiate gocce di vetro per dare lucentezza. Nel complesso una mostra di indubbio impatto negli ampi spazi della Fondazione in via Pascoli 31, aperta nel novembre 2021.

Roberta Bezzi