Muore in una casa di riposo: "Non ci danno la cartella clinica"

La famiglia di un uomo di 83 anni ha presentato denuncia per omicidio colposo e omissione di atti d’ufficio. E ora si oppone alla richiesta di archiviazione della Procura, secondo cui non vi è prova di negligenze.

Muore in una casa di riposo: "Non ci danno la cartella clinica"

Anziani in una struttura protetta (foto di repertorio)

Un anziano affetto da Alzheimer, una struttura sanitaria e una morte che ha lasciato dietro di sé troppi interrogativi. È questa la vicenda che ieri ha visto la famiglia di un uomo, classe 1939, di Piangipane, opporsi con determinazione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. L’anziano, ricoverato in una residenza per anziani a Russi nel giugno del 2022, sembrava inizialmente rispondere bene alle cure. Poi, l’improvviso peggioramento: insufficienza renale acuta e alti livelli di creatinina portarono al suo decesso, avvenuto il 10 agosto dello stesso anno. Per i familiari, qualcosa non ha funzionato: sospettano negligenze nella gestione del paziente da parte della struttura e, soprattutto, denunciano un silenzio lungo mesi nel fornire la documentazione sanitaria richiesta, alimentando dubbi su ciò che davvero accadde nei suoi ultimi giorni di vita.

La famiglia della vittima, assistita dall’avvocato Francesco Furnari, si è opposta alla richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. L’anziano, che risiedeva a Piangipane, aveva visto un progressivo peggioramento della malattia. Nonostante l’assistenza della moglie e dei figli, le sue condizioni erano deteriorate al punto che i familiari decisero di affidarlo prima a un centro diurno, dove le cure sembravano adeguate, e successivamente a una struttura a Russi, considerata una tappa intermedia in attesa di un ricovero definitivo.

L’uomo entrò nella nuova struttura nel giugno 2022, e inizialmente le sue condizioni apparivano stabili. Tuttavia, nel corso del tempo, la situazione si aggravò. Un giorno, fu necessario il trasporto d’urgenza in pronto soccorso, dove i medici rilevarono una sincope e un’insufficienza renale acuta, con un alto valore di creatinina. Nonostante le cure, l’anziano morì il 10 agosto 2022.

La famiglia, convinta che ci fossero state delle negligenze nell’assistenza all’interno della struttura, chiese formalmente la cartella clinica. Tuttavia, dopo quattro mesi non aveva ancora ricevuto risposta, alimentando il sospetto che l’aumento dei livelli di creatinina potesse essere legato a una cattiva gestione delle cure, sia per fattori interni che esterni alla struttura. Di fronte a questi dubbi, i familiari si rivolsero alle autorità giudiziarie, denunciando la struttura per omicidio colposo e omissione di atti di ufficio, chiedendo inoltre il sequestro dei diari medici e infermieristici per fare chiarezza sulla dinamica dei fatti.

Il pubblico ministero Stefano Stargiotti, dopo aver disposto una consulenza tecnica, ha richiesto l’archiviazione del caso. Secondo il consulente del PM, non erano emerse condotte penalmente rilevanti, né un nesso causale diretto tra le azioni della struttura e il decesso dell’anziano, che sarebbe stato probabilmente correlato all’avanzamento del deterioramento cognitivo dovuto all’Alzheimer. Inoltre, non era stato possibile eseguire un’autopsia, poiché il corpo dell’anziano era già stato cremato. Anche rispetto all’accusa di omissione di atti d’ufficio, il PM ha concluso che non vi era alcuna volontà dimostrabile di negare la produzione degli atti richiesti, non essendo state avanzate né intimazioni né messe in mora formali da parte della famiglia.

L’avvocato Francesco Furnari, rappresentante della famiglia della vittima, si è opposto alla richiesta di archiviazione, sottolineando come la documentazione fornita al perito fosse parziale e non fosse stata acquisita correttamente dagli organi di polizia giudiziaria. Per quanto riguarda l’accusa di omissione di atti di ufficio, Furnari ha sostenuto che il semplice ritardo nella consegna dei documenti richiesti, oltre il termine di 30 giorni, costituisce già di per sé una violazione. Il giudice per le indagini preliminari, Corrado Schieretti, si è riservato di decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione.

Lorenzo Priviato