Ben 670mila euro di incassi di tre monumenti Unesco sono spariti, mentre avrebbero dovuto finire nelle casse dell’ufficio Tesoreria. Ma nessuno pagherà. Il Tribunale collegiale – presidente Cecilia Calandra, a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro – ha assolto dall’accusa di peculato, “perché il fatto non sussiste“, gli ex amministratori della società Novamusa che per anni, tra 2012 e 2017, ha avuto in gestione biglietterie e bookshop di Sant’Apollinare in Classe, Mausoleo di Teodorico e Museo Nazionale, oggi in carico a RavennAntica. Il Pm Angela Scorza chiedeva 6 anni di condanna per il 61enne imprenditore romano Gaetano Mercadante, ritenuto l’amministratore di fatto anche quando non più in carica, e 4 anni ciascuno per Tommaso Morciano ed Elia Fiorillo, che per l’accusa erano "mere controfigure" di Mercadante stesso, il re delle biglietterie italiane, già arrestato due volte e sempre uscito pulito.  Al processo di primo grado che si è chiuso ieri nessun ente pubblico si era costituito parte civile nel tentativo di recuperare quei denari. La sentenza assolutoria – che la Procura potrà appellare dopo le motivazioni (90 giorni) – ricalca quella del tribunale di Civitavecchia del 2018 per una vicenda dai contorni analoghi che riguardava incassi dei siti culturali siciliani e vedeva coinvolto Mercadante: anche all’epoca i giudici laziali accolsero la tesi della natura privatistica, quindi civilistica, della controversia, escludendo il peculato, quindi il reato. Non così valutò un altro giudice di Ravenna, Janos Barlotti, che nel luglio 2019 convalidò l’arresto (il secondo) di Mercadante ritenendo corretta la qualificazione giuridica di peculato, in quanto incaricato di pubblico servizio, e non occasionali le condotte a lui attribuite.  Novamusa, fallita nel 2018, aveva ricevuto i tre siti Unesco in gestione il 21 ottobre 2011 dalla Direzione regionale dei beni culturali: la società era rappresentata da Mercadante dal 1998, poi dimissionario a dicembre 2012 in seguito all’inchiesta siciliana, ma per il Pm Scorza anche in seguito "aveva conservato il controllo totale della srl" attraverso prestanome: "Fiorillo rimase tre mesi, poi un anno e mezzo Morciano, ma nessuno dei dipendenti lo ha mai visto e non risultano atti a sua firma". Inoltre "il 97% di Novamusa apparteneva alla società romana Ortus Gymnasium, riconducibile alla famiglia Mercadante". Le difese rimarcavano invece "la totale inesistenza degli elementi costitutivi del reato". L’avvocato Francesco Sacco, legale di Mercadante, ha chiesto di "restituire la dignità a un uomo arrestato due volte per lo stesso fatto e assolto, ma ugualmente marchiato a vita". Inoltre negava con forza che fosse l’amministratore di fatto anche dopo il 2012 poiché "ciò non emerge da nessun atto né visura". La difesa di Morciano – avvocato Massimiliano Iovino – ha ricordato che lo stesso fu amministratore di Novamusa fino a metà 2015, quando non risultano pendenze sui biglietti e l’allora soprintendente Cozzolino "aveva certificato la correttezza del suo operato". Lorenzo Priviato

Cronaca

Ben 670mila euro di incassi di tre monumenti Unesco sono spariti, mentre avrebbero dovuto finire nelle casse dell’ufficio Tesoreria. Ma nessuno pagherà. Il Tribunale collegiale – presidente Cecilia Calandra, a latere Federica Lipovscek e Cristiano Coiro – ha assolto dall’accusa di peculato, “perché il fatto non sussiste“, gli ex amministratori della società Novamusa che per anni, tra 2012 e 2017, ha avuto in gestione biglietterie e bookshop di Sant’Apollinare in Classe, Mausoleo di Teodorico e Museo Nazionale, oggi in carico a RavennAntica. Il Pm Angela Scorza chiedeva 6 anni di condanna per il 61enne imprenditore romano Gaetano Mercadante, ritenuto l’amministratore di fatto anche quando non più in carica, e 4 anni ciascuno per Tommaso Morciano ed Elia Fiorillo, che per l’accusa erano "mere controfigure" di Mercadante stesso, il re delle biglietterie italiane, già arrestato due volte e sempre uscito pulito. 
Al processo di primo grado che si è chiuso ieri nessun ente pubblico si era costituito parte civile nel tentativo di recuperare quei denari. La sentenza assolutoria – che la Procura potrà appellare dopo le motivazioni (90 giorni) – ricalca quella del tribunale di Civitavecchia del 2018 per una vicenda dai contorni analoghi che riguardava incassi dei siti culturali siciliani e vedeva coinvolto Mercadante: anche all’epoca i giudici laziali accolsero la tesi della natura privatistica, quindi civilistica, della controversia, escludendo il peculato, quindi il reato. Non così valutò un altro giudice di Ravenna, Janos Barlotti, che nel luglio 2019 convalidò l’arresto (il secondo) di Mercadante ritenendo corretta la qualificazione giuridica di peculato, in quanto incaricato di pubblico servizio, e non occasionali le condotte a lui attribuite. 
Novamusa, fallita nel 2018, aveva ricevuto i tre siti Unesco in gestione il 21 ottobre 2011 dalla Direzione regionale dei beni culturali: la società era rappresentata da Mercadante dal 1998, poi dimissionario a dicembre 2012 in seguito all’inchiesta siciliana, ma per il Pm Scorza anche in seguito "aveva conservato il controllo totale della srl" attraverso prestanome: "Fiorillo rimase tre mesi, poi un anno e mezzo Morciano, ma nessuno dei dipendenti lo ha mai visto e non risultano atti a sua firma". Inoltre "il 97% di Novamusa apparteneva alla società romana Ortus Gymnasium, riconducibile alla famiglia Mercadante".
Le difese rimarcavano invece "la totale inesistenza degli elementi costitutivi del reato". L’avvocato Francesco Sacco, legale di Mercadante, ha chiesto di "restituire la dignità a un uomo arrestato due volte per lo stesso fatto e assolto, ma ugualmente marchiato a vita". Inoltre negava con forza che fosse l’amministratore di fatto anche dopo il 2012 poiché "ciò non emerge da nessun atto né visura". La difesa di Morciano – avvocato Massimiliano Iovino – ha ricordato che lo stesso fu amministratore di Novamusa fino a metà 2015, quando non risultano pendenze sui biglietti e l’allora soprintendente Cozzolino "aveva certificato la correttezza del suo operato".
Lorenzo Priviato

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La Procura chiedeva condanne per complessivi 14 anni per tre ex amministratori della società Novamusa che gestiva biglietterie di tre monumenti Unesco. Nessun ente pubblico si era costituito parte civile. Le difese: "Ridate dignità a innocenti marchiati a vita"

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