
Il museo Classis da ieri ha due nuove sezioni: Pregare e Abitare a Ravenna dedicate rispettivamente all’edilizia religiosa e a quella civile. Due nuove sale che completano il racconto del territorio attraverso i reperti archeologici. In questo caso con particolare attenzione al mosaico, di cui ne sono ora esposti 150 metri quadrati in più. Mosaici di grandi dimensioni che trovano qui una giusta collocazione, capace di spiegarne il contesto e la provenienza. "Questo museo – ha spiegato ieri il presidente di RavennAntica, Giuseppe Sassatelli – ha una coerenza narrativa e culturale nell’esposizione, è un museo nel quale i materiali archeologici diventano come tessere di un importante racconto storico".
Di fronte a lui i curatori, Andrea Augenti, Giovanna Montevecchi, Fabrizio Corbara, e l’architetto Andrea Mandara che questo racconto lo hanno costruito negli anni minuziosamente. Ora Classis è finito, ad eccezione dell’ultimo atto dedicato alla barca di Teodorico. La sezione Pregare Ravenna è dedicata alle basiliche ravennati, a quelle sopravvissute e a quelle che non ci sono più. La sala evoca essa stessa una basilica, a partire dal pavimento che riproduce i mosaici delle chiese ravennati. Anche qui, infatti, come nel resto del museo, l’intento è di rimandare ad altri luoghi della città. Qui, per la prima volta vengono esposti, tra gli altri, i mosaici di San Severo, l’ultimo grande edificio religioso del periodo di Ravenna Capitale. Nella sezione Abitare a Ravenna mosaici di grandi dimensioni colpiscono il visitatore. C’è quello del cosiddetto Buon pastore rinvenuto nel sito poi divenuto la Domus dei tappeti di pietra. Il trasferimento a Classe ha consentito di inserirlo nel contesto originario, di dimensioni più ampie rispetto alla precedente collocazione. E poi ci sono gli splendidi mosaici provenienti dalla Domus di via Dogana a Faenza e dalla Domus del Triclinio di Ravenna.
Alla presentazione ieri sono intervenuti anche Francesca Masi, direttrice di RavennAntica, che ha ricordato la funzione del museo, che è quella di raccontare "per capire il passato e guardare al futuro". Il sindaco, Michele de Pascale, ha fatto cenno alle diverse tappe che hanno portato all’inaugurazione di ieri, "una storia e un progetto molto complessi, i cui risultati sono andati ben oltre gli intenti originari". Infine l’assessore Fabio Sbaraglia ha sottolineato come il museo debba essere continuamente vivo e in evoluzione.
Annamaria Corrado