Muti e la Cherubini L’emozione del ritorno

Il concerto, sostenuto da Cassa e Fondazione, accolto da un Pala De André gremito, chiude l’edizione di Ravenna Festival nella propria ’casa’

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Il concerto di Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra giovanile Cherubini è tornato nella ‘sua’ casa: ieri sera infatti dopo le trasferte alla Rocca Brancaleone e al Pavaglione di Lugo delle scorse edizioni, è stato un Pala De André gremito ad accogliere il maestro per un appuntamento che chiude, nel migliore dei modi, l’edizione 2022 di Ravenna Festival che ha voluto omaggiare, a 100 anni dalla nascita, il genio di Pier Paolo Pasolini. Al termine di un’edizione ricca di appuntamenti e suggestioni, che ha visto Le vie dell’Amicizia giungere a Lourdes e Loreto, il maestro Muti ieri sera ha salutato il pubblico dirigendo l’orchestra ‘di casa’, quella che lui stesso ha fondato, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, impegnata in un programma dai contorni in parte inconsueti e decisamente accattivante nel concerto sostenuto da Cassa di Ravenna e Fondazione Cassa. Il repertorio prevedeva infatti Roma, sinfonia in do maggiore di Georges Bizet, poi il Poema sinfonico op. 62 Il lago incantato del russo Anatolij Konstantinovič Ljadov, compositore pressoché sconosciuto presso il grande pubblico eppure riconosciuto e stimato dai più grandi della sua epoca per l’inconfondibile vena creativa; e infine quel monumento alle possibilità espressive e timbriche dell’orchestra che sono Les préludes, il poema sinfonico per il quale Franz Liszt si ispirò all’opera di Alphonse de Lamartine. Il programma della serata è, insomma, una raccolta di musiche accomunate da titoli che rimandano a qualcosa che esce dai confini della musica stessa: un luogo geografico preciso come Roma, poi un luogo invece indefinito come un lago incantato o, meglio, l’omonimo quadro dipinto da Arseny Meshchersky che ispirò Ljadov; e ancora i versi poetici di Lamartine, per Liszt. Opere però che superano le suggestioni originarie per articolarsi secondo logiche squisitamente musicali e parlare il linguaggio assoluto e universale della musica.

Alla serata, resa possibile grazie al sostegno de La Cassa di Ravenna Spa e della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, erano presenti il presidente dell’Abi e de La Cassa, Antonio Patuelli e la moglie Giulia. Accanto a loro, tra gli altri, Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg e di Editoriale Nazionale srl, Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari, Giovanni Tamburini, presidente della Banca di Imola, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Ernesto Giuseppe Alfieri, il sindaco Michele de Pascale, il vescovo Lorenzo Ghizzoni, il prefetto Castrese De Rosa. In prima fila anche Koichi Suzuki, presidente del Tokiyo Spring Festival e da sempre amico del Festival. Per lui, quello a Ravenna è stato il primo viaggio all’estero dopo la pandemia. A fare gli onori di casa, come sempre, Cristina Mazzavillani Muti.

Il maestro Muti ieri sera ha consegnato alla fotografa Silvia Lelli ’Premio Ravenna Festival 2022’, un riconoscimento per come da oltre 40 anni ha ritratto – assieme a Roberto Masotti, compagno d’arte e di vita recentemente scomparso - il mondo delle arti performative fissando immagini che rivelano l’essenza di un gesto, di un suono e restituiscono la vibrazione della scena.

a.cor.