Napoleone, un imperatore anche a tavola

Dipendente dal caffè, amante di cioccolato e punch. Domani a palazzo Milzetti saranno svelate le passioni culinarie del condottiero

Napoleone, un imperatore anche a tavola

Napoleone, un imperatore anche a tavola

Come mangiava Napoleone Bonaparte? Che uomo era, a tavola, il giacobino diventato imperatore dei francesi? Domande a cui domani, a Palazzo Milzetti, tenterà di dare una risposta ArkeoGustus, realtà impegnata nella riproposizione di piatti e ricette realizzati a partire dalle indicazioni presenti nei testi storici. Dalle 16.30 alle 18 è infatti in programma un ‘aperitivo Napoleonico’, parte delle celebrazioni del Museo del neoclassicismo dedicate a Felice Giani. "Di Napoleone sappiamo che era un uomo goloso ma abituato a pranzare molto in fretta, e a mangiare poco ma spesso", spiega per ArkeoGustus Claudia Fanciullo, archeologa e cuoca. "Non dimentichiamo che trascorse buona parte della vita impegnato in campagne militari: il suo piatto ideale era un qualcosa di estremamente nutriente ma che potesse essere preparato con rapidità. Un esempio è il Pollo alla Marengo, ideato dal suo chef con quel che racimolò in occasione dell’omonima battaglia: si tratta di un piatto molto ricco a base di pollo, uova e funghi, che la moglie, Josephine, preferiva nella versione con pollo, olio, burro e prosciutto. Non a caso Bonaparte sostenne sempre che ‘un esercito marcia sul suo stomaco’". Fra le imprese compiute da Napoleone, paiono irripetibili anche quelle portate a termine a tavola: "Fra ciò che più apprezzava troviamo cioccolato, omelette, fricassea di pernici, ma anche dolci simili ai babà napoletani". Se da un lato Napoleone non cessò mai di sentirsi un figlio della Corsica, abituato a parlare in italiano con le sorelle almeno fino all’età adulta, dall’altro le sue preferenze alimentari evidenziano una marcata influenza della Francia, "in particolare nell’uso frequentissimo del burro. Un’abitudine che riproporremo ma con estrema moderazione, è bene rassicurare tutti". Curiosamente, sulle piatte della classe dominante della Francia napoleonica non mancavano i frutti esotici: "ad esempio l’avocado". I botanici francesi erano del resto una vera e propria legione, sparpagliata in quasi ogni angolo del globo (Napoleone per un certo periodo valutò addirittura di prendere possesso dell’Australia). "Si trattava di prelibatezze riservate a un’élite: l’alimentazione, anche nella Francia reduce dalla Rivoluzione, era fortemente classista". L’elemento che più accomunava il popolo e le fasce privilegiate era il vino, presente su quasi tutte le tavole francesi e italiane in quantità che oggi parrebbero inverosimili: "Sappiamo però che Napoleone, pur apprezzandolo, ne beveva con grande moderazione, probabilmente in ossequio alla sua natura iperattiva. Il bicchiere da cui non era capace di separarsi era un altro, e cioè quello contenente caffè. Fu forse uno dei primi caffeinomani". Sorprendentemente, uno dei suoi rari vizi aveva invece un sapore tipicamente britannico: "Nonostante la sua nota acrimonia nei confronti degli inglesi, sappiamo che il punch era senz’altro fra le bevande che apprezzava di più". L’aperitivo sarà preceduto alle 16 da una visita guidata, per chi lo vorrà a Palazzo Milzetti. In una stanza attigua la Società di danza di Faenza sarà impegnata anch’essa nel dare vita a un ballo di epoca ottocentesca.

Filippo Donati