"Nessuno è pronto per questo orale I giovani si sentono invisibili e umiliati"

"Non chiamatela maturità semplificata: l’esame di stato che sosterranno gli studenti delle zone alluvionate rischia di essere paradossalmente più difficile rispetto a come sarebbe stato normalmente". Gloria Ghetti, docente di storia e filosofia al liceo Torricelli-Ballardini di Faenza, quest’anno non è coinvolta nelle sessioni d’esame, ma è in contatto con alunni e docenti.

Ghetti, cosa non va in questa scelta secondo lei?

"Il ministro sembra non avere ben chiaro cosa sia un esame di maturità e come funziona la macchina della scuola: il 1° giugno sono state rese pubbliche le commissioni esterne, il 5 si è optato per commissioni solo interne, il giorno dopo fu paventato un ripensamento e l’8 giugno si è deciso per la sola prova orale".

Troppi ripensamenti?

"La prima alluvione è arrivata cinque settimane fa, la seconda tre. Il 17 maggio era già evidente lo scenario di devastazione delle città romagnole, eppure non mi risulta che fino al 5 giugno dal ministro sia arrivata una parola per studenti e insegnanti. I docenti che compongono le commissioni non sono tessere da spostare avanti e indietro".

Eliminare le prove scritte non renderà l’esame più semplice?

"Gli studenti maturandi hanno avuto l’intero percorso scolastico delle superiori funestato dalla pandemia. Non sono pronti, e non per colpa loro, a sostenere una prova orale per cui non si sono mai potuti davvero preparare".

Secondo lei quale soluzione si sarebbe potuta adottare?

"Sarebbe stato più opportuno far loro sostenere la prima prova: per gli studenti sarebbe stata una possibilità per esprimere quello che hanno dentro; è inoltre la prova in cui più è coinvolto la sguardo critico sviluppato da ciascuno e non le moli di studio, necessariamente condizionate dal disastro".

E la seconda prova?

"Eventualmente si sarebbe potuto riflettere su una prova curata dalle commissioni interne, come l’anno scorso. Mantenere il solo orale è la scelta più destabilizzante".

I ragazzi sono abbattuti?

"Il messaggio arrivato loro è che siano numeri; nessuno si è veramente preoccupato della loro condizione. Si sentono invisibili, e questa è l’umiliazione peggiore".

Filippo Donati