"Non ci sono prove schiaccianti contro Igor"

Archiviata l’indagine che vedeva il serbo accusato di aver ucciso il metronotte Salvatore Chianese nel 2015 alla Cava Manzona di Savio

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I tabulati telefonici avevano rilevato che in effetti Igor era passato da aree adiacenti a quella dell’efferato omicidio del metronotte. Ma le verifiche, sebbene cospicue, non avevano consentito di accertare che lo avesse fatto proprio il giorno del delitto o nei giorni adiacedenti. Ragioni che hanno spinto il Gip Corrado Schiaretti ad archiviare l’indagine sul 39enne serbo Norbert Feher, alias Igor il russo, in relazione all’omicidio della guardia giurata 42enne Salvatore Chianese, uccisa con una fucilata nel la notte tra il 29 e il 30 dicembre 2015 durante un servizio di controllo alla cava Manzona Vecchia di Savio.

Richiesta in tal senso era stata formula dai Pm Alessandro Mancini e Daniele Barberini titolari del fascicolo, anche alla luce del fatto che gli accertamenti su un’armeria di Ravenna che avrebbe potuto vendere i pallettoni a Igor, non hanno sortito elementi utili.

Naturalmente se in futuro dovessero emergere elementi determinanti a carico di Igor sul delitto Chianese, l’indagine potrà essere riaperta in ogni momento: scenario che invece non sarebbe stato possibile là dove ad esempio Igor fosse stato processato e assolto in via definitiva alla luce di prove ritenute non schiaccianti. Va dato atto che le verifiche dei carabinieri coordinate dalla procura sulla morte di Chianese, i cui familiari sono tutelati dagli avvocati Giovanni Scudellari, Antonio Primiani e Anna Gargiulo, sono state tantissime e in più direzioni. A partire dalla vita dello stesso defunto, la cui condotta "sia in famiglia che sul lavoro – si legge nella richiesta di archiviazione del settembre 2019 – è sempre stata irreprensibile". Ed è a questo punto che lo sguardo si era posato su Igor: per via di una rapina a lui attribuita a Consandolo, nel Ferrarese, il 30 marzo 2017. Protagonista, sempre una guardia giurata, quella volta intervenuta in una piadineria e affrontata con un colpo di avvertimento all’auto: il metronotte si era quindi steso a terra ed era stato rapinato della pistola. La rapina di pistola – e portafogli– l’aveva subìta appunto pure Chianese, con tanto di colpo di avvertimento sparato sempre con fucile di stesso calibro (12) e che aveva mandato in frantumi il lunotto della sua vettura di servizio. Tuttavia forse il 42enne aveva compiuto un gesto improvviso (tipo mano alla fondina) che gli era costato la scarica di pallettoni. Ma fino a quel momento le "modalità della condotta criminosa" dei due episodi, erano state "perfettamente sovrapponibili". Dai successivi tabulati telefonici, qualche sorpresa era venuta fuori: una delle due utenze in uso a Igor, la mattina e la notte del 12 luglio 2015 aveva agganciato celle di via Titano a Cervia: cioè non distante dalla scena del crimine. Un’altra utenza di Igor, aveva agganciato celle di Lugo e di Ravenna tra il pomeriggio del 16 giugno 2016 e la mattina del giorno dopo. Igor cioè in effetti "frequentava le zone in cui è avvenuto l’omicidio": tuttavia le analisi

Altri accertamenti si erano concentrati su un dettaglio arrivato da Scrima il quale, pur non fornendo "indicazioni utili che permettessero di sostenere" che Igor si trovava nel Ravennate nei giorni del delitto Chianese, aveva riferito che il serbo gli avvrebbe parlato di un’armeria che si trova alle porte del centro di Ravenna: il titolare tuttavia non è stato in grado di "fornire alcun elemento utile". Lo stesso vale per gli altri compagni di cella del 39enne.

Da ultimo, armi e munizioni trovate a Igor durante l’arresto in Spagna, "sono diverse sia da quella utilizzata per uccidere Chianese" che a quella sottratta al defunto il cui omicidio era il primo dei tre attribuiti a Igor in Italia. Insomma, indagine archiviata. Almeno per ora.

Andrea Colombari