"Non le strappammo l’etilometro Ma anziché soffiare, lei aspirava..."

In tribunale la testimonianza dei quattro carabinieri accusati da una 44enne di averle impedito di utilizzare l’apparecchio durante l’alcoltest, a seguito di un incidente. "Era aggressiva, con alito vinoso e barcollava"

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Avrebbe accusato, falsamente, quattro carabinieri di averle tolto di mano l’etilometro, impedendole di eseguire l’alcoltest dopo avere avuto un incidente. A processo, per calunnia, si trova ora una 44enne lughese residente a Marina di Ravenna. Con lei, ma per il reato di falsa testimonianza, anche l’uomo che quella sera si trovava in sua compagnia, il quale aveva confermato questa versione durante il primo processo, partito nel 2019, che vede la donna imputata di guida in stato di ebbrezza. Ora i quattro militari, due del Nucleo radiomobile di Ravenna e due della stazione di Lido Adriano, chiedono i danni e sono parte civile con la tutela dell’avvocato Domenico Serrapica. Ieri, davanti al giudice Cecilia Calandra, hanno testimoniato gli stessi carabinieri che quella sera del 7 agosto 2016 rilevarono l’incidente in cui la coppia era rimasta coinvolta.

Uno di questi ha spiegato che la signora – difesa dall’avvocato Nicola Casadio – "appariva in stato di alterazione alcolica" e questo a giudicare "dall’alito vinoso e dall’andatura barcollante". Alla fine il deferimento scattò "sia per il rifiuto al test, sia per l’aspetto sintomatico". Quella sera, come in occasione di servizi analoghi, gli uomini delle pattuglie avevano seguito il protocollo previsto in caso di incidente. La donna, hanno spiegato i militari, fu prima sottoposta al pre test, dal quale possono derivare tre indicazioni: "luce verde se sobria, gialla se con alcol fino a 0,5 mgl e rossa se superiore a questa soglia. "Con la signora lo strumento segnava rosso". Successivamente "la stessa acconsentì a farsi sottoporre all’alcoltest vero e proprio. Tuttavia fu impossibile portarlo a termine, tentammo per quasi un’ora, ma anziché soffiare nell’apparecchio, la signora aspirava....". I carabinieri hanno negato di averle strappato di mano il tubo dell’etilometro. Ancora, un altro militare ricordava quella donna "agitata e offensiva nei nostri confronti". Vi eravate dunque spazientiti? ha domandato la difesa. "Io sono un professionista, e non mi spazientisco", è stata la replica, secca, del carabiniere.

La donna, nel frattempo, è alle prese anche col processo per la guida in stato di ebbrezza, ancora pendente. Proprio in quel contesto aveva incolpato i militari dei reati di violenza privata e falso ideologico in atto pubblico. Non solo per averle strappato di mano l’etilometro, ma anche di aver scritto un verbale in cui si attestava che la stessa si era rifiutata di sottoporsi all’alcoltest. L’uomo che era con lei, ascoltato come testimone, confermò questa versione dei fatti. Aggiungendo guai ad altri guai. I due imputati forniranno la loro versione alla prossima udienza, in programma a metà marzo.

Lorenzo Priviato