"Non soccorse collega, 50mila euro di danni"

La richiesta dell’accusa per un episodio avvenuto il 9 maggio 2018 nella cucina della clinica cotignolese Maria Cecilia Hospital

"Non soccorse collega, 50mila euro di danni"

"Non soccorse collega, 50mila euro di danni"

Cucina della clinica Maria Cecilia Hospital di Cotignola, 9 maggio 2018. All’improvviso l’aiuto cuoca si sente male e si accascia a terra, chiedendo aiuto. Al lavoro c’è Cristina Batoaia, 51enne di origini romene residente a Faenza, che in quel momento è responsabile della cucina e che finisce a processo per omissione di soccorso. Secondo l’accusa la 51enne ignora l’aiuto cuoca e non le presta assistenza, chiamando i soccorsi, ma anzi si allontana, noncurante. A quel punto interviene un altro collega che, informato da Batoaia, allerta il 118. Il referto del medico che visita l’aiuto cuoca parla di 15 giorni di prognosi con “sindrome situazionale da parossismo doloroso da spondilite anchilosante dolorosa, da reazione allo stress da lavoro e da policontusioni con distorsione del rachide cervicale”. Insomma, l’omissione di soccorso avrebbe causato un danno per cui il vice procuratore onorario Marianna Piccoli ieri in udienza davanti al giudice monocratico Tommaso Paone in tribunale a Ravenna, ha chiesto il pagamento di una multa di 2mila euro da parte della 51enne. Per lei il legale che tutela l’aiuto cuoca, l’avvocato Paolo Zoli, ha chiesto il pagamento di 50mila euro di danni, oltre a 20mila euro di provvisionale. A chiedere l’assoluzione, invece, perché il fatto non sussiste, o in subordine perché non costituisce reato, o in subordine per la particolare tenuità del fatto, sono stati l’avvocato Giorgio Guerra, che tutela l’imputata e l’avvocato Lorenzo Marangoni che tutela il gruppo Gvm a cui appartiene il Maria Cecilia Hospital di Cotignola. A questo punto, dopo le eventuali repliche previste per metà maggio, si attende la sentenza del giudice.

In particolare, durante l’udienza di ieri, l’avvocato della 51enne e quello della clinica hanno escluso il nesso causale tra l’omissione di soccorso e quanto indicato nel referto del medico. A questo proposito nel corso del processo è stato anche sentito un consulente tecnico, un medico legale per escludere un danno da eventuale ritardo nei soccorsi. In particolare, gli avvocati hanno sottolineato che l’omissione di soccorso non c’entra con la patologia di cui soffre l’aiuto cuoca. Tra l’altro, la difesa dell’imputata ha spiegato come sia stato più opportuno che a soccorrere l’aiuto cuoca ci abbia pensato un altro collega invece della Batoaia, visto che le due donne non erano in buoni rapporti lavorativi e anche la mattina dell’episodio c’era stata una piccola divergenza. Di tutt’altro avviso l’avvocato Zoli che ha raccontato come la patologia di cui soffre la propria assistita, invalida al 50%, la porta ad assumere farmaci che causano acutizzazioni che la costringono a rallentare i ritmi ma anche ad assentarsi dal lavoro. Questo avrebbe creato malessere tra i colleghi che la guarderebbero in maniera discriminatoria. In occasione dell’episodio del 9 maggio 2018, in particolare, Batoaia invece di soccorrere la donna, sempre secondo l’avvocato Zoli, invece di soccorrere la collega l’avrebbe ignorata pensando che scherzasse, anche deridendola. E solo dopo alcuni minuti avrebbe allertato un altro collega che sarebbe poi intervenuto. Da qui il processo per omissione di soccorso che andrà a sentenza a metà maggio.

Milena Montefiori