"Non vogliamo che il menestrello torni qui"

Ieri in tribunale la testimonianza della barista di via Diaz e del padre colpito dall’artista perché il figlio aveva insidiato la sua chitarra

Migration

"Non mi date la certezza che qui non tornerà più? Allora la denuncia non la ritiro". Cristina Liuti, titolare del Caffè Letterario di via Diaz, non è certo una che alle parole ci gira intorno. Ieri mattina era chiamata a testimoniare, in tribunale, al processo che vede imputato di violenza privata e minacce Werther Bartoletti, l’artista di strada accusato di aver perso le staffe (eufemismo) dopo che un bambino si era avvicinato troppo alla sua chitarra, suo strumento di lavoro, arrivando anche a colpire il padre alla schiena. Era il 25 maggio 2019. Oltre al genitore, anche la Liuti aveva presentato querela per frasi ritenute minacciose. Non si tratta del processo del secolo, ma il caso del menestrello di via Diaz, che in seguito si era anche scusato (è difeso dagli avvocati Andrea Maestri e Gerardo Grippo), aveva diviso la città: da una parte chi apprezzava la sue esibizioni (Francesco De Gregori, passando di lì, lo sentì cantare un suo brano e lo invitò a teatro), dall’altra chi lo riteneva troppo molesto.

"Quel giorno – ha ricordato Cristina Liuti – io e mia figlia eravamo fuori dal bar per una sigaretta. Abbiamo sentito un gran trambusto, riconoscendo subito la voce potente del ’menestrello’. Mia figlia disse: è lui. Avevamo già trovato da discutere, noi ma anche altre attività. Vedemmo che dava in escandescenze perché un bambino si era avvicinato troppo alla sua chitarra ed era arrivato a colpire il padre alla schiena. Riprendemmo tutto col cellulare, un video diventato virale che ha avuto 25mila visualizzazioni". Con le bariste del Letterario, Bartoletti ebbe un primo alterco: “Filma pure, chiama i vigili“, disse lui. Invito che Cristina Liuti prese alla lettera. Nel frattempo il menestrello inforcò la sua bici e, allontanandosi, proferì le presunte frasi minacciose: “passo dopo, ce n’è per tutti“. Ed effettivamente, una volta tornato, sarebbero volati anche insulti sessisti verso la figlia della titolare. "Un mese prima – ha spiegato la testimone – aveva minacciato un mio barista dicendo che lo avrebbe riempito di botte". A detta della titolare del bar, di problemi, in via Diaz, Bartoletti ne aveva già dati, tra zuffe con passanti e battibecchi in ragione del suo tono di voce ritenuto troppo alto. Sempre ieri ha parlato davanti al giudice, Tommaso Paone, il 44enne che quel giorno aveva ricevuto il colpo dal menestrello: "Mio figlio aveva un anno e mezzo e aveva appena cominciato a camminare. Attirato da quella chitarra rossa, si era avvicinato e io, assieme al suonatore, lo avevo bloccato. Da lì iniziò a dire che i bambini vanno tenuti stretti ed educati, per poi partire con le offese. Non ho reagito perché mio figlio più grande era terrorizzato. Lui continuava ad avvicinarsi al mio orecchio, quando mi sono spostato dall’altra parte della strada mi ha colpito con un ’paccone’ alla spalla. Mio figlio mi chiese poi cosa fosse successo e cercai di sminuire".

In precedenza il giudice aveva chiesto sempre alla titolare del Caffè Letterario di valutare se non fosse il caso di ritirare la denuncia, dato che il menestrello da tempo ha lasciato la città. "Ora si sta molto bene senza di lui, sarei disposta a ritirare la querela solo con la certezza che non tornerà più. Non ma la si può dare? Allora no, mi dispiace".

Lorenzo Priviato