Oggi non si sa più cosa regalare per Natale a un bambino

di Nevio Spadoni

Anche questa festività è divenuta da tempo solo oggetto di consumo: pranzi, corse per i regali, luci, divertimenti, addobbi ed altro. E non sorridete se vado col pensiero ai Natali di quando ero bambino; non vivo nel passato, ma ricordare i natali di allora in campagna mi fa bene. Sì, c’era povertà, non miseria in tante famiglie E si rispettava il proverbio: "Natale coi tuoi e Pasqua con chi vuoi", si festeggiava tutti assieme, in famiglia. I riti della vigilia consistevano nella preparazione dei tradizionali cappelletti da consumare il giorno dopo rigorosamente in brodo di cappone, e si allestiva l’albero pieno di luci, con al centro i regali che dovevano venire aperti il giorno dopo. Si aspettava il suono della campana (i bot) mezz’ora prima della mezzanotte, che annunciava la Messa.

Ricordo che a quelle messe, e parlo degli anni Sessanta, partecipavano anche persone che odoravano di anticlericalismo e non erano certo abituate al profumo dell’incenso. Erano anni quelli dove la neve cadeva abbondante e tanti volontari, come mio padre, si prestavano col trattore e spartineve improvvisati a pulire le strade. Lo spirito di solidarietà non mancava e il paese era loro grato. Il pranzo del giorno era abbondante e certamente i cappelletti non si mangiavano come oggi così frequentemente. I più piccoli mettevano sotto il piatto del genitore la famosa letterina, piena di promesse che puntualmente non mantenevano. Ma loro in fondo, si sa, aspettavano di spacchettare i doni, ma i poveri regali di allora riempivano il cuore.

Oggi non si sa più cosa regalare ad un bambino, e capita che dopo pochi minuti l’oggetto donato non susciti più interesse. Siamo lontani dai Natali descritti da alcuni poeti che riguardano il periodo bellico. Come non ricordare la poesia di Giuseppe Ungaretti e quella di Tonino Guerra “Natale del 44” che in traduzione dice: "Da ragazzo anche la faccia mi luccicava quando arrivava la festa di Natale. Per tutta la notte si muoveva il setaccio e la mattina mi davano il vestito bello; allora scappavo di corsa per andare in piazza a farmi vedere e a mezzogiorno in punto alla tavola addobbata si mangiava tutti in santa pace. Il mio Natale! L’odore delle ciambelle.| Oggi l’ho passato in giro, per una strada, senza pane, con una tuta in prestito, lontano da casa e senza l’amore di nessuno".