Ravenna, in cinque alle Olimpiadi per malati di cancro

E' una competizione unica, che si tiene il 24 giugno a Roma. La storia di Gabriele Cavina: "Lo faccio per dimostrare che la vita continua"

Gabriele  Cavina con il cane Maia, con cui si allena

Gabriele Cavina con il cane Maia, con cui si allena

Ravenna, 25 maggio 2018 – Il 24 giugno, allo stadio Farnesina di Roma, andranno in scena delle olimpiadi speciali. Si chiamano Oncology Games e vedranno gareggiare persone malate di cancro provenienti da Italia, Gran Bretagna, Spagna, Grecia, Polonia e Bulgaria. Tra gli atleti che gareggeranno cinque sono ravennati: Gabriele Cavina, Claudio Bernardi, Giuseppe Maganuco, Riccardo Comandini e Davide Polchri. E c’è molto di ravennate anche nella realizzazione del progetto, finanziato dalla Commissione Europea, visto che la responsabile scientifica è la dottoressa Chiara Bennati, responsabile di Oncologia degenza all’ospedale Santa Maria delle Croci. L’idea, poi, è arrivata da un suo paziente: il perugino Leonardo Cenci che è seguito dall’équipe medica dell’ospedale cittadino. Il progetto Oncology Games e la presentazione degli atleti italiani è in programma sabato dalle 9.30 alle 13 presso la Casa Matha in piazza Costa 3 durante un convegno patrocinato dal Comune di Ravenna, dal Servizio Sanitario regionale, dall’Istituto oncologico romagnolo e dall’associazione Avanti Tutta onlus.

Gabriele Cavina, 52 anni, ravennate, impiegato alla Alma Petroli, è tra gli atleti che parteciperanno agli Oncology Games. «A dir la verità c’è stato qualche cambiamento nella mia situazione clinica – spiega Cavina – e al momento mi trovo ricoverato in Oncologia ma la dottoressa Chiara Bennati, che mi segue, mi ha confermato che potrò partecipare ai giochi e quindi sono pronto e carico a palla».

Di quale cambiamento parla?

«Quindici giorni fa ho avuto un attacco epilettico come conseguenza della malattia e sono stato ricoverato. È stato l’ennesimo pugno in faccia ma io vado avanti, sempre, con il sostegno prezioso della mia famiglia: mia moglie Claudia e i miei figli Sofia, Cecilia e Francesco che tra l’altro è un giovane campione di atletica leggera: si è laureato campione italiano nei 100 ostacoli under 16».

Quando ha scoperto della malattia?

«Nel novembre 2016. Io ho sempre praticato sport a livello amatoriale e al ritorno da un giro in mountain bike nelle nostre colline sono tornato a casa particolarmente affaticato. Così ho fatto alcuni controlli e in due settimane è emersa una neoplasia renale».

Qual è stata la sua reazione?

«Era come prendere dei pugni in faccia sapere che c’era un rene da asportare, che potevano esserci lesioni ai polmoni. Per fortuna c’era la famiglia».

Poi addirittura ha pensato di mettersi in gioco gareggiando agli Oncology Games...

«Sì, ho saputo della gara internazionale per pazienti oncologici dai medici che mi seguono a febbraio e, visto che sono sempre stato uno sportivo, ho deciso di partecipare».

E poi?

«Mi sono dovuto sottoporre a degli esami approfonditi e sono risultato idoneo. Mi sarebbe piaciuto correre i 100 metri ma, vista la mia condizione attuale, insieme ai medici abbiamo optato per la nordic walking».

Che cosa rappresenta per lei questa gara?

«L’occasione per dimostrare che, nonostante esperienze come la malattia, la vita continua e bisogna mantenerne alta la qualità, anche continuando a fare sport».