Omaggio all’artista. Vicolo Antonio Rocchi. Nel borgo dei mosaicisti una targa per ricordarlo

In onore di Antonio Rocchi, un artista e intellettuale ravennate, è stato intitolato un vicolo della città. Un omaggio alla sua riservatezza e al suo desiderio di vita appartata.

Omaggio all’artista. Vicolo Antonio Rocchi. Nel borgo dei mosaicisti una targa per ricordarlo
Omaggio all’artista. Vicolo Antonio Rocchi. Nel borgo dei mosaicisti una targa per ricordarlo

"Qualcuno mi ha chiesto perché dedicare ad Antonio Rocchi un vicolo, e non una strada. Lui avrebbe preferito così, in coerenza con la sua riservatezza, il suo desiderio di una vita appartata". Marcello Landi, che di Rocchi è il nipote, lo ha conosciuto bene come artista e come uomo. Ieri, durante la cerimonia di intitolazione, ha letto un breve messaggio di Romana Severini, la più piccola delle figlie di Gino Severini, il grande artista con cui Rocchi collaborò a lungo. "Cari amici – scrive – vi mando i miei pensieri amichevoli e congratulazioni per la nomina di un vicolo in ricordo di Antonio Rocchi che ricordo bene, a Parigi negli anni della mia gioventù". Avrebbe voluto essere presente ieri ma, conclude, "la mia età e salute non mi permettono più di saltare in un treno come avrei potuto fare anni fa".

Gentile di aspetto e di modi Rocchi era nato a Ravenna nel 1916. In via Portone, poche case più in là rispetto a quella dove poi si sarebbe trasferita definitivamente tutta la famiglia, e che ora si distingue per un piccolo mosaico sulla facciata. "Chi lo ha conosciuto – racconta Marcello Landi – possiede un suo disegno, perché li regalava. Moltissime case di Ravenna, e non solo, hanno al loro interno un suo disegno. Come un museo diffuso. A dire la verità solo il Mar non ne ha neanche uno". All’Accademia di Ravenna aveva conosciuto la mosaicista Ines Morigi Berti con la quale avrebbe mantenuto una sodale amicizia artistica per tutta la vita. Dopo il diploma all’Accademia di Bologna con lei aveva iniziati a lavorare ai mosaici del Palazzo del Mutilato di Ravenna. Durante la Seconda guerra mondiale aveva partecipato alla lotta di liberazione con la 14° Brigata Garibaldi. Ed era stato tra i fondatori dello storico gruppo mosaicisti dell’Accademia di Ravenna. Poi era arrivata l’avventura parigina, quando Gino Severini lo aveva voluto come insegnante di mosaico alla Scuola di Arte all’Ambasciata italiana. Ne era nata una collaborazione intensa, attraverso la quale avrebbero realizzato alcuni mosaici per la biennale di Venezia del 1950, poi, sempre insieme, avrebbero portato a termine altri lavori a Zurigo. Rocchi per Severini avrebbe poi eseguito a mosaico la via crucis esposta ancora oggi nella strada a Cortona in Toscana, città natale del maestro. Negli anni 60 aveva vinto alcuni concorsi per opere a mosaico in luoghi pubblici: Firenze, Ferrara, Ravenna alla Camera di Commercio, all’Istituto Ginanni e altri. È suo il mosaico di Chagall esposto al Mar. Nel 1959 era stato tra i fondatori dell’Istituto d’Arte per il Mosaico di Ravenna.

Era un intellettuale, schivo e generoso, sempre pronto a confrontarsi con le nuove generazioni. Nella casa di via Portone dove ha vissuto, tra i ricordi, anche una lettera del celebre drammaturgo Arthur Miller che ringrazia Rocchi per i disegni che gli aveva regalato. "Glieli diede – racconta Landi – quando Miller venne a trovarlo nel suo studio a Ravenna. Quei disegni furono incorniciati e appesi nel ranch in Connecticut dove lo scrittore aveva vissuto con Marilyn Monroe. Rocchi non ha mai raccontato come si erano conosciuti".

Sul lato di via Rampina la targa dedicata ad Antonio Rocchi si trova casualmente di fronte a un rigoglioso albero di melograno. "Era tra i frutti che più amava disegnare – conclude Landi – e infatti li faceva seccare per ritrarli poi nei suoi quadri".

Annamaria Corrado