Ravenna, omicidio Ballestri, "Cagnoni a rischio suicidio". Disposta perizia medico legale

A Bologna si vuole accertare la compatibilità della custodia in carcere. Ma il gip aveva sottolineato che il dermatologo "ha partecipato a numerose attività ricreative" tra cui "un torneo di ping pong"

Matteo Cagnoni

Matteo Cagnoni

Ravenna, 25 aprile 2017 - Il tribunale della Libertà di Bologna in sede di appello ha disposto una perizia medico legale su Matteo Cagnoni, il 51enne dermatologo in carcere da sette mesi con l’accusa di avere ucciso a bastonate in testa la moglie 39enne Giulia Ballestri. Un vaglio che partirà a giorni e che prenderà in considerazione a tutto tondo lo stato di salute del dermatologo, la concreta possibilità che il 51enne possa compiere gesti estremi in cella, l’eventualità di potere proseguire in altra struttura i trattamenti in atto. Una volta depositata, la perizia verrà discussa davanti ai giudici: le conclusioni saranno determinanti sull’eventuale scarcerazione di Cagnoni. Finora i magistrati hanno sempre respinto richiesta in tal senso, anche nell’ipotesi dei domiciliari con braccialetto elettronico.

La decisione dei giudici bolognesi, per certi versi inaspettata, giunge in seguito al pronunciamento con il quale il 27 marzo scorso il gip ravennate Piervittorio Farinella aveva respinto l’istanza degli avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti. I difensori di Cagnoni avevano in particolare ventilato la possibilità di un’incompatibilità tra il dermatologo e il carcere allegando una consulenza medica dello psicologo Stefano Ferracuti. Nel documento, sulla base della lettura della cartella clinica del detenuto, Cagnoni era stato presentato come una persona «fragile» con «temperamento instabile», «reazione ansioso depressiva» e «importante polarizzazione somatica». Il tutto aggravato da una sorta di reumatismo.

Una condizione nel complesso descritta come di «elevato rischio suicidiario». Il consulente di parte nella sua relazione aveva riconosciuto che il 51enne è «trattato con attenzione da parte dei sanitari della casa circondariale» di Ravenna dove è tutt’ora detenuto. Ma a suo parere, vi era la necessità di sviluppare una riflessione sulle risorse psicologiche a disposizione del 51enne per fare fronte alla situazione. In tal senso, la richiesta era appunto di domiciliari per proseguire i trattamenti farmacologico e psicoterapeutico.

Da parte sua il gip aveva invece sottolineato come Cagnoni, dal suo ingresso in carcere, fosse stato «costantemente seguito dal personale sanitario e all’occorrenza visitato dallo psichiatra». E poi non era giunta nessun segnalazione circa la sua «incompatibilità al regime carcerario per ragioni di salute». Mentre è vero che il 51enne «ha partecipato a numerose attività ricreative» tra cui «un torneo di ping pong, un corso di pizzeria e un laboratorio teatrale».