CronacaOmicidio Faenza: "Le dico esci e fatti ammazzare?". Nanni e "l'involontaria confessione"

Omicidio Faenza: "Le dico esci e fatti ammazzare?". Nanni e "l'involontaria confessione"

Il delitto di Ilenia: l’intercettazione che secondo il gip incastra l’ex marito: "Sapeva cosa stava succedendo". L’uomo non voleva che l’amica della figlia intervenisse. Ma l’allarme era per un ladro, non per un omicidio

Omicidio di Ilenia Fabbri, intercettazioni choc

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Faenza (Ravenna), 5 marzo 2021 - Una confessione. Certo, involontaria: ma pur sempre una confessione. Secondo il gip che ha firmato l’ordine di carcerazione, c’è anche questo tra le intercettazioni che hanno portato all’arresto di due uomini per l’omicidio di Ilenia Fabbri, la 46enne sgozzata il 6 febbraio scorso nel suo appartamento di via Corbara a Faenza, nel Ravennate. Il 53enne di origine cervese Pierluigi Barbieri, domiciliato a Rubiera (Reggio Emilia), detto lo Zingaro e inquadrato come esecutore materiale. E il 54enne faentino Claudio Nanni, ex marito della defunta e per gli inquirenti mandante del delitto.

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Ed è proprio da quest’ultimo che è giunta quella che secondo il Gip Corrado Schiaretti "dev’essere letta come una involontaria confessione". Si tratta di una intercettazione ambientale captata il 15 febbraio alle 18.10. In quel momento nella stanza oltre al 54enne, sono presenti la fidanzata dell’uomo e la figlia 21enne, Arianna. Ed è proprio la giovane a pungolare il padre sulle ragioni per le quali durante l’omicidio, lui, al telefono, avesse gridato alla compagna di Arianna, rimasta quella notte nell’abitazione, di non uscire dalla stanza. "Cosa faccio? – la giustificazione sciorinata dal Nanni – Esci, vai fuori… fat amazè!?” (fatti ammazzare). Poi aggiunge, incespicando sulle parole: "… una ragazza di andare sopra un pericolo, con un morto in giro, muore anche lei?".

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Un dialogo che per il giudice dimostra questo: "La consapevolezza dell’uomo su quanto stava accadendo". Sì, perché l’allarme era scattato per la possibile intrusione di un ladro e non certo per la cruenta azione di un torbido assassino. Ma Nanni, "incalzato, quindi senza filtri difensivi", aveva "correttamente ricordato i suoi pensieri di quel momento, le sue angosce originali". Una capriola all’indietro fino a quel 6 febbraio quando di fronte all’atteggiamento risoluto della figlia, l’uomo aveva reagito "con emotività sfociata nel pianto" in quanto "consapevole dell’eccidio", quindi delle conseguenze per la fidanzata della figlia se fosse uscita. E per lui "se il killer fosse stato arrestato".  

Il percorso logico si snoda lungo la telefonata di quasi 21 minuti tra la fidanzata di Arianna e il Nanni (è agli atti grazie a un’applicazione installata dal 54enne che gli consentiva di registrare le chiamate). La giovane telefona ad Arianna alle 6.05 dopo avere sentito Ilenia urlare. Arianna riaggancia per chiamare il Commissariato; la fidanzata alle 6.08 chiama il Nanni: "Sento delle voci, correte, correte!". E poi: "C’è un signore, io non gli apro! Però muovetevi! Sento dei passi che si avvicinano, muoviti! Ho paura per Ilenia…". Arian na e il padre sono appena partiti in auto per andare a ritirare una vettura a Lecco. Arianna per dieci volte urla al 54enne di andare più forte. Ma l’uomo si limita a dire: "Oddio mio, non ce la faccio" e si mette a piangere. Arianna incalza la fidanzata: "Tu prendi qualcosa di appuntito, un pezzo di ferro del camino e vai giù". Il padre la blocca: "No no no, lasciali in pace! No no!". Arianna insiste: "Va a vedere lì per le scale!".

Nanni di nuovo la blocca: "No no. Che si chiuda in camera! Che si chiuda in camera!". E continua con andatura tranquilla: il telepass dell’A14 restituirà la media dei 110. Anomalie che per l’accusa hanno la consistenza di indizi. Del resto, per i pm è stato il Nanni a dare le chiavi al sicario, a descrivergli il percorso per raggiunge la stanza di Ilenia, a creare il falso alibi del ritiro dell’auto e a scegliere di agire subito dopo l’uscita di casa di Arianna: la porta del garage, quella trovata aperta dalla polizia al suo arrivo alle 6.20, era infatti protetta da alcuni ganci azionabili solo dall’interno. Dunque per entrare senza scassinare, bisognava non solo avere la chiave ma anche conoscere l’orario esatto di uscita di qualcuno. Un piano che, per le indagini coordinate dal Pm Angela Scorza, lo Zingaro e il Nanni aveva studiato non tenendo conto di una variabile: l’anomala presenza il venerdì sera della fidanzata di Arianna, rimasta per festeggiare tre anni assieme.

Altra intercettazione ambientale, del 12 febbraio: a parlare sono Arianna e la compagna. "Io l’ho detto a mia mamma", dice la prima. E allora l’altra intuisce che Nanni "non lo sapeva che io c’ero… non glielo avevi detto". Tra i messaggi recuperati dagli investigatori, figura pure un vocale WhatsApp del 10 dicembre nel quale Nanni e Barbieri si ripromettono di agire non appena il 54enne fosse guarito dal covid: "Una volta che esco…dai…dopo si fan tutte queste cose che bisogna fare, ok?". Quali cose? Una ulteriore conferma alle loro ipotesi, gli inquirenti sperano di trovarla anche negli accertamenti con luminol eseguiti ieri sulla Toyota Yaris con la quale Barbieri il giorno del delitto era arrivato sotto casa di Ilenia.

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