Omicidio Faenza notizie, "Barbieri era lucido quando uccise Ilenia"

Per la Corte nessun vizio di mente, Barbieri era lucido. Negata la perizia psichiatrica all'omicida. Il fratello dello ’Zingaro’: "Picchiato e cacciato di casa a 16 anni dal patrigno"

L’abbraccio del fratello Gianluca a Pierluigi Barbieri, scoppiato in lacrime

L’abbraccio del fratello Gianluca a Pierluigi Barbieri, scoppiato in lacrime

Ravenna, 10 febbraio 2022 - Eccitato dalla cocaina, ma mentalmente lucido, lucidissimo. Di certo in grado capace di intendere e capire cosa si apprestava a fare. Era così Pierluigi Barbieri all’alba del 6 febbraio 2021 quando entrò nell’appartamento di via Corbara, a Faenza, per uccidere la 46enne Ilenia Fabbri, secondo l’accusa su mandato dell’ex marito Claudio Nanni.

La Corte d’assise di Ravenna – presidente Michele Leoni, giudice a latere Antonella Guidomei – ha respinto la richiesta delle difese (avvocati Gramiacci e Furnari) di perizia psichiatrica per il 53enne omicida reo confesso. Su questo non trascurabile aspetto Barbieri detto lo Zingaro, cervese trapiantato a Reggio Emilia, si giocava molte carte per evitare l’ergastolo.

La decisione della Corte si è basata sull’esame delle cartelle cliniche e sulle testimonianze, dalle quali non sono emersi elementi riconducibili a particolari vizi di mente. Non aveva deficit neurologici, ha confermato Alice Morelli della Medicina d’urgenza di Forlì, che lo ebbe in cura per il trauma successivo al grave incidente stradale del 2016.

"Sempre puntuale e tranquillo, collaborante, senza sintomi acuti di tipo psicopatologico. Mai comportamenti aggressivi": così lo trovava durante le sedute Lisetta Fabretti, psichiatra del Centro di salute mentale di Reggio Emilia. Solo Carlotta Marina Peruzzo, psicologa, consulente della difesa Nanni (aveva interesse a dimostrare la pazzia di Barbieri, che non si sarebbe limitato a spaventare Ilenia come richiesto dall’ex coniuge), leggendo le cartelle, ma senza mai averlo visitato, ipotizzava "un disturbo bipolare, con alternanza di umore e fasi maniacali" nonché "un disturbo di personalità borderline, per forte impulsività".

Impulsività dai tratti paradossali, quella di Barbieri, che al medico del Csm confidava di "ribollire quando vedo ingiustizie", salvo poi ritenere "profondamente ingiusta" la sua condanna, in quanto superiore a quella dei complici, per aver preso parte a una brutale spedizione punitiva con pestaggio finalizzato alla riscossione di un credito. Così, per sbollire la rabbia, si ripresentò dalla psichiatra l’1 febbraio (cinque giorni prima dell’omicidio) dopo avere assunto cocaina e alcol.  

Daniele Vasari, psicologo del carcere reggiano dove Barbieri trascorse alcuni mesi del 2020 per quell’episodio, lo ricorda porsi "con l’interlocutore sempre in tema di sfida". E giudicava "infantile" il suo atteggiamento quando lo sentiva dire: "Sono molto impulsivo, non devo essere contrariato. Io mi conosco, voi mi curate, non voglio fare uscire l’altra persona".

Per la Corte un’altra manifestazione di lucidità. Tutto questo non toglie spessore alla tragicità degli abusi che Barbieri aveva subito da adolescente, confermati dalla testimonianza del fratello Gianluca, stessa madre ma due padri diversi. L’ultimo particolarmente feroce. "Mio fratello - ha spiegato Gianluca, cui è stato concesso di avvicinare Pierluigi per un saluto – aveva un carattere particolare. Mio padre, e suo patrigno, non lo accettava. L’ho visto picchiare tante volte in un modo che neppure vi immaginate, con la frusta, legandolo al tavolo. E a 16 anni lo cacciò di casa. Nostra madre aveva paura e stava zitta". l. p.