Omicidio Ravenna piadineria. "Hanno litigato a cena, lei piangeva"

Le ore precedenti il delitto, al ristorante: "Si è alzata più volte per andarsene". Poi la coltellata fatale per Leonardo Politi

Maila Conti e Leonardo Politi

Maila Conti e Leonardo Politi

Ravenna, 14 agosto 2019 - La sera prima ballavano insieme, quella dopo litigavano fino alla tragedia. La vita di Leonardo Politi, 61enne del Piacentino, è finita per una coltellata della compagna Maila Conti, 51. E intorno al chiosco delle piadine di via Caravaggio (foto) ora si affollano le domande dei tanti che in questi mesi avevano incrociato più volte gli sguardi dei due emiliani.

A partire da Roberto Franzoso, titolare del ristorante ‘Il Calandrino’, che tutti i giorni accoglieva nel suo locale la coppia: «Ieri sera (lunedì, sera dell’omicidio, ndr) sono arrivati qui alle 22.30, chiedendo se potevano cenare e se la cucina era ancora aperta. Gli abbiamo detto che non c’era problema, e hanno ordinato delle cozze alla tarantina. Erano seduti proprio lì» spiega Franzoso, indicando un tavolino all’aperto. 

«Non erano tranquilli – prosegue il titolare –: lei si è alzata 2 o 3 volte mentre mangiavano, facendo come per andarsene e rivolgendo improperi contro di lui. Qualcuno ha detto anche che lui le ha rovesciato addosso un bicchiere di vino, ma io non ho visto la scena e col caldo avevamo tutti le maglie bagnate, non ci ho fatto caso. A un certo punto si è alzata, ed è andata dentro, al bancone. L’ho trovata lì che piangeva, e si è un po’ sfogata dicendo che era stanca, che voleva tornare a casa e che le mancavano le sue due figlie. Ho cercato di farle coraggio, e le ho detto che qui è una questione di dieci giorni ancora e poi la stagione è finita. Alla fine ha pagato ed è uscita». 

Politi invece si è intrattenuto per un po’ dentro al locale: «È rimasto qui circa per un quarto d’ora mentre lei era già tornata alla piadineria. Ha giocato un po’ a calcio balilla con i bambini e fatto delle chiacchiere» prosegue Franzoso. Poi la follia: «Tempo un quarto d’ora o forse venti minuti e sono arrivati i carabinieri – raccontano ancora dal ristorante –. Figuriamoci se ci immaginavamo una cosa del genere: abbiamo pensato che fossero intervenuti per qualche locale con la musica troppo alta. Poi siamo andati a vedere, e attorno al chiosco c’era già un capannello di gente. Non potevamo crederci, erano qui fino a poco prima». Che quella relazione fosse burrascosa non era un segreto: «Venivano qui tutti i giorni, a volte a colazione, altri giorni a pranzo o a cena... Li vedevamo tutti i giorni – aggiunge Franzoso –. Lei si lamentava spesso di lui: diceva che era assente, che spariva e poi tornava. Lui invece non parlava mai di cose personali, mi raccontava sempre di una ditta in cui lavorava e che faceva lavori di ristrutturazione e cantieri».

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All'una di notte la lite fatale, mentre il chiosco era ancora aperto: «Sono passato di qui con alcuni amici... Non ricordo che ore fossero – racconta un ragazzo che preferisce restare anonimo –. Avevo voglia di una Coca Cola, così mi sono fermato a comprare una lattina. C’era lei al chiosco, indossava dei pantaloncini e la parte superiore del costume. Mi ha venduto la Coca, e io me ne sono andato diretto verso viale Leonardo. Tempo di fare 300 metri e sono arrivati i carabinieri con le sirene spiegate, così siamo tornati a vedere cosa fosse successo perché eravamo curiosi. Abbiamo visto arrivare l’ambulanza che ha caricato l’uomo ferito, ma non l’avevo mai visto prima: c’era sempre lei al bancone. Ma non era la prima volta che intervenivano i carabinieri: abito qui vicino, e li ho visti al chiosco diverse volte». Nella notte tanti, nel vicinato, sono stati svegliati dalle urla del litigio o dalle sirene e dalle luci dei soccorsi. «Non mi sono mai fermato al chiosco – dice un altro residente – ma ci sono passato davanti diverse volte. E in più di una occasione l’ho sentita mentre urlava addosso a lui».

Maila Conti si era rivolta anche alla Pro loco: «È venuta negli uffici dell’associazione a chiedere informazioni a metà giugno, voleva sapere se l’attività al chiosco di piadina poteva funzionare – racconta il presidente Giovanni De Lorenzo – e io le ho risposto di sì. Sono molto dispiaciuto per quello che è successo, mi consola sapere che non è stato un crimine legato alla malavita, a conferma che qui non c’è. Lido Adriano è una località particolarmente tranquilla, tra le più tranquille della nostra costa. La caserma dei carabinieri lavora bene, e i controlli sono continui».  

AGGIORNAMENTO "Mi sono solo difesa dalle sue botte"