Operai acrobati a Santa Maria in Porto

Sono al lavoro per mettere in sicurezza il cupolone alto 30 metri, danneggiato qualche mese fa da un fulmine

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Sospesi nel vuoto attaccati alle funi, come in una scena da film, per mettere in sicurezza il cupolone danneggiato da un fulmine. Da un paio di giorni a Santa Maria in Porto gli operai di Ediliziacrobatica, specializzati proprio in interventi effettuati con questa modalità, stanno provvedendo a rilevare i danni e rimuovere gli intonaci pericolanti, in vista di un possibile restauro futuro.

La chiesa era stata danneggiata circa tre mesi fa durante un episodio di maltempo: un fulmine infatti cadde sul cupolone. Da allora l’area è stata recintata e l’altare è stato spostato, per permettere di celebrare la messa in un punto meno rischioso dell’edificio. "Stiamo facendo un rilievo fotografico della situazione e mettendo in sicurezza l’area, rimuovendo tutti i calcinacci – spiega Emanuele Zanotti, architetto e responsabile per la Romagna di Ediliziacrobatica –. Abbiamo iniziato lunedì e proseguiremo per un altro paio di giorni, consolidando le parti più danneggiate, rimuovendo l’intonaco cadente ed effettuando anche riparazioni usando malte apposite. Faremo un rilievo anche all’esterno, sulle coperture, per vedere lo stato manutentivo del monumento".

Il primo sopralluogo è avvenuto poco dopo il danno, a inizio settembre: "Abbiamo dovuto capire come salire perché non c’era memoria storica dei passaggi segreti interni, che comprendono intercapedini stretti pensati per arrivare fino alla lanterna della cupola – prosegue Zanotti –. Agire diversamente sarebbe stato difficile: serviva una piattaforma cingolata con cui salire nel cupolone, alto 30 metri, e che avrebbe dovuto essere prenotata e fatta arrivare appositamente da Bologna o Padova. Il problema è che sotto al pavimento c’è un piano interrato con un ossario: non era possibile garantirne la tenuta, con una piattaforma molto pesante al di sopra".

E così la soluzione è arrivata dagli operai acrobati, specializzati nel lavorare sulle funi, con brevetti e abilitazioni ad hoc. "Dall’esterno ci siamo messi all’opera per calare le funi dentro alla lanterna della cupola – aggiunge Zanotti –, poi dall’interno siamo saliti per effettuare tutte le riparazioni del caso".

L’intervento degli operai acrobati permetterà, entro qualche giorno, di poter nuovamente fruire a pieno della chiesa, compreso celebrare la messa nella zona sotto al cupolone. Restaurare l’edificio è un altro paio di maniche, e a complicare le cose c’è il fatto che la proprietà non è della Curia ma del Demanio, che ha lasciato l’utilizzo alla Diocesi. "Noi facciamo i rilievi fotografici – dice Zanotti – e a quel punto per procedere con il restauro vero e proprio occorrerà un progetto che dovrà ricevere il benestare della Soprintendenza" e, ovviamente, fondi statali. Delle necessità di Santa Maria in Porto si parla da tempo. Tre anni fa era partita anche una raccolta fondi tra i cittadini, ma la cifra che serviva era troppo alta per poter essere coperta dalle donazioni dei fedeli.

Sara Servadei