
Operatori del 118 e vigili del fuoco nel luogo dell’infortunio sul lavoro
L’autopsia non sarà necessaria. Quello che i tecnici chiamano ’nesso causale’, è cioè evidente: la morte del 57enne Lutfi Ferhati, di origine albanese ma residente da tempo a Lugo, è da attribuire a un trauma da schiacciamento. Logica conseguenza è che la procura abbia disposto sia il nulla osta sulla salma che il sequestro del mezzo di lavoro che lunedì pomeriggio nel Lughese ha travolto il 57enne uccidendolo sul colpo: un muletto. Il fascicolo per omicidio colposo aggravato da eventuali violazioni delle norme contro gli infortuni, è stato aperto contro ignoti. Al momento: perché le indagini di carabinieri della locale Compagnia e degli ispettori della Medicina del Lavoro dell’Ausl Romagna coordinate dal pm Stefano Stargiotti, potrebbero tirare dentro elementi tali da attribuire precise responsabilità. Chiaro che si parte dalla dinamica dell’infortunio letale.
Secondo quanto finora emerso, verso le 15.30 l’operaio era impegnato assieme a un collega, anche lui dipendente della stessa azienda agricola di Ascensione, nella posa di un’idrovora per attingere acqua dal vicino fiume Santerno per poi pomparla per l’irrigazione dei terreni circostanti. Secondo le prime testimonianze, entrambi gli operai erano saliti sul muletto quando, una volta arrivati sulla sommità dell’argine, il mezzo si è improvvisamente rovesciato non lasciando scampo al 57enne. Gli inquirenti intendono ora chiarire chi ci fosse alla guida: se la vittima o, come si potrebbe supporre a una prima analisi, se il collega mentre il 57enne si trovava ad esempio aggrappato fuori dall’abitacolo o comunque in un punto esposto a effetti catapulta. Gli investigatori dovranno inoltre capire se quel tipo di mezzo poteva ospitare due lavoratori o se invece era a esclusivo appannaggio di un lavoratore alla volta. In questo secondo caso, le indagini sarebbero rivolte pure a sondare la formazione professionale per l’uso di quel mezzo: se cioè la scelta di salire in due sia stata arbitraria; o se ci sia stata una carenza sotto il profilo formativo. Solo ipotesi, naturalmente, alle quali, come sempre accade, dovrà aggiungersi un ulteriore tassello: e cioè dissipare ogni residuo dubbio sull’efficienza del muletto e su eventuali problemi meccanici. La verifica sarà a tutto tondo e coinvolgerà anche gli aspetti legati alla pregressa manutenzione.
Il 57enne era sposato e aveva due figli. Da anni lavorava per la medesima azienda ed era considerato un operatore esperto e affidabile. Al loro arrivo, i sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. Dopo l’accaduto, i sindacati hanno chiesto alla prefettura la convocazione urgente del Tavolo del patto territoriale per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per la provincia ravennate si tratta del secondo morto sul lavoro in pochi giorni: un operaio 48enne di origine marocchina, Jilali Sejdi, era infatti deceduto il 6 maggio scorso al Bufalini dopo otto giorni di agonia in seguito alle ferite riportate cadendo da un tetto in un cantiere edile di Russi nella tarda mattinata del 28 aprile.
Andrea Colombari