
Il parabrezza incrinato dell’auto che travolse lo sfortunato operaio
L’automobilista che aveva travolto l’operaio, ha patteggiato 8 mesi di reclusione (con pena sospesa) a cui si sono sommati 8 mesi di sospensione della patente (sono più di tre quelli già scontati). Mentre sia il dirigente di cantiere che la ditta sono stati rinviati a giudizio sempre per omicidio stradale in cooperazione: per loro il processo si aprirà a metà maggio. Si tratta rispettivamente di un automobilista 37enne di Lugo difeso dall’avvocato Massimo Pleiadi; di un 58enne pesarese responsabile di cantiere e della sicurezza (avvocato Giorgio Guerra); e infine della società Gsa (Gestione Servizi Ambientali srl) di Glorie di Bagnacavallo (avvocati Ermanno e Claudio Cicognani) per la quale lavorava l’operaio deceduto, il 41enne di origine romena Dumitru Corcodel.
L’incidente si era verificato il 22 aprile 2022, un venerdì, in un cantiere autostradale mobile allestito in corsia nord nei pressi dell’area di servizio Sant’Eufemia (al km 19.9 dell’A14dir: in linea d’aria siamo tra gli abitati di Russi e Ravenna). Secondo quanto a suo tempo ricostruito dalla Polstrada coordinata dal pm Stefano Stargiotti, verso le 16.30 l’auto guidata dal 37enne si era ritrovata una Polo davanti. L’uomo non procedeva a velocità stratosferica (il cruise control indicava 20 chilometri sotto al limite dei 110 orari): ma per evitare il tamponamento, aveva scartato verso la corsia di emergenza ritrovandosi così dentro al cantiere. Forse a influire sulla sua concentrazione - come lui stesso aveva poi spiegato agli inquirenti -, era stato un tamponamento che la compagna aveva subito quella stessa mattina: e così lui ora stava procedendo spedito per coprire le incombenze familiari.
Giunto in quel punto, dopo avere evitato i primi due operai e il loro camioncino con attrezzi e materiale, aveva investito il41enne indaffarato in quel momento a rattoppare una buca. A norma di codice della strada, un autista deve sempre conservare il pieno controllo del proprio veicolo davanti a qualsivoglia ostacolo: inevitabile dunque l’accusa a suo carico. La sorpresa investigativa era però giunta dagli accertamenti della medicina del Lavoro dell’Ausl sullo stato del cantiere.
In particolare secondo l’accusa il responsabile avrebbe omesso di chiedere ai lavoratori impegnati a rattoppare le buche, di osservare tutte le norme sulla sicurezza e di adottare i necessari dispositivi di protezione. Nel nostro caso per il pm mancavano i cartelli e le altre attrezzature segnaletiche necessarie a quel tipo di lavori; e mancava pure la necessaria chiusura al traffico sulla corsia di intervento, così come previsto dal piano di sicurezza e coordinamento dell’appalto siglato tra Autostrade per l’Italia e Gsa proprio per evitare schiacciamenti.
La procura ha fatto rifermento anche agli articoli che il codice della strada dedica alle modalità e ai mezzi per delimitare i cantieri. Alla luce di tutto ciò, all’azienda è stato infine contestato l’illecito amministrativo legato al reato attribuito al responsabile di cantiere. Espliciti i riferimenti alla "omissione delle procedure" di sicurezza: secondo il pm, "sistematicamente non rispettate nelle attività di riparazione e chiusura di buche". In questo modo avrebbe tratto "evidente e consistente vantaggio economico" risparmiando sia sulle ore di lavoro che sul numero degli operai impiegati. In definitiva per la procura si era arrivati a una significativa riduzione delle spese di manodopera "a scapito della sicurezza dei lavoratori". Tesi che l’azienda cercherà di smentire a dibattimento.
Andrea Colombari