FILIPPO DONATI
Cronaca

"Ora a tavola si beve solo un bicchiere. Un disastro per i locali"

Rita Babini, Federazione italiana vignaioli indipendenti

Rita Babini, a capo della Federazione italiana vignaioli indipendenti, e della cantina Ancarani

Rita Babini, a capo della Federazione italiana vignaioli indipendenti, e della cantina Ancarani

"Il vino ha la febbre". Dalla Federazione italiana vignaioli indipendenti, vero e proprio ‘termometro’ del settore, il responso in vista della primavera e dell’estate 2025 è carico di preoccupazione. "Le prime impressioni sono tutt’altro che positive. Fra i ristoratori – spiega Rita Babini, al timone della Fivi oltre che della cantina Ancarani, che gestisce insieme al marito – sto notando atteggiamenti diversi, benché quasi tutti accomunati da una tendenza, quella cioè a puntare il dito contro le nuove sanzioni previste dal rinnovato codice della strada in fatto di alcol alla guida: tutti, ma proprio tutti, sono estremamente preoccupati".

Il trend fra i consumatori sembra ormai essere chiaro: un bicchiere e non di più. "Il nostro suggerimento ai ristoratori è quello di modificare radicalmente le abitudini. A una coppia di avventori che ordina due bicchieri bisognerà proporre l’acquisto di una bottiglia da ritappare e portare a casa con sé. Esattamente come si fa ormai col cibo, abitudine che pure anni fa sarebbe sembrata sconveniente. Non necessariamente quella bottiglia, il giorno dopo, avrà perso caratteristiche organolettiche: anzi, potrebbe pure riservare delle sorprese".

Proprio i rossi come il Sangiovese o la gran parte dei vini autoctoni sembrano essere più colpiti dai nuovi timori dei consumatori: "I bianchi sono percepiti come più leggeri, ma dobbiamo ricordare che la leggerezza non è legata al grado alcolico: un vino da 11 gradi può risultare più pesante al palato rispetto a gradazioni più consistenti che invece regalano una bevuta più snella. Fatte queste premesse, non voglio addossare al nuovo codice della strada più colpe di quelle che ha; ci troviamo nel bel mezzo di un accavallarsi di crisi: la contrazione del mercato, l’inflazione che ha colpito duramente anche fra chi acquistava dalla Germania e dalla Gran Bretagna, il canale di Suez tuttora inaccessibile". Problemi cui si aggiungonoi timori in vista delle presenze estive dei turisti alle degustazioni in cantina e in vigna, negli ultimi anni vera e propria valvola d’ossigeno per i produttori locali. "Il timore che i turisti italiani possano subire un’ulteriore contrazione spaventa tutti: due annate di alluvioni hanno certamente influito sulla percezione turistica della Romagna. Tutti avremmo bisogno di un ritorno alla normalità. Purtroppo ho il terrore che la contrazione delle vendite sia profonda, legata alla capacità di spesa".

Il mondo della ristorazione, in particolare quella più tradizionale, ne sa qualcosa: "Sotto questo aspetto quel che consiglio ai produttori è di spalancare gli orizzonti. In futuro dovremo abituarci all’idea che un vino romagnolo possa essere abbinato a una cena cinese, o coreana, o anche mediorientale, esattamente come accade oggi con i piatti emiliani. Non dimentichiamo che i vini romagnoli hanno già incontrato una rivoluzione di quel tipo: in queste terre la carne di consumo più frequente è stata per secoli quella di pecora, solo nel Novecento sostituita da quella di suino, in un allineamento della Romagna all’Emilia. Dunque si può innovare ancora".

Filippo Donati