Ossessionato dall’amica 12enne della figlia: condannato ultrasessantenne a Ravenna

Otto mesi di condanna a untrasessantenne per tentata violenza sessuale: in un’occasione chiese alla ragazzina di mostrargli le mutande

La vittima è stata risarcita con una provvisionale di 10mila euro

La vittima è stata risarcita con una provvisionale di 10mila euro

Ravenna, 13 settembre 2022 - Un’ossessione, quella per il colore delle mutandine dell’amica 12enne della figlia, che ha finito per l’inguaiarlo. Perché quelle richieste rafforzate in una occasione dalla intimazione di togliersele altrimenti avrebbe provveduto da sé, per l’accusa hanno un nome preciso: tentata violenza sessuale continuata. Ed è proprio per questo motivo che un ultrasessantenne di Ravenna, al netto del rito abbreviato, è stato condannato a 8 mesi di reclusione. Al termine dell’udienza, il gup Corrado Schiaretti, dopo avere stabilito che l’attenuante del fatto di minore entità prevale sull’aggravante, ha condannato l’uomo anche a risarcire in separata sede i danni provocati alla bambina, disponendo in favore dei genitori – parte civile con l’avvocato Silvia Brandolini – una provvisionale da 10 mila euro come tale immediatamente esecutiva. Tra le altre cose, l’uomo è stato interdetto per sempre da qualunque incarico nelle scuole o comunque in istituti frequentati da bambini. La pena è stata sospesa a due condizioni: dovrà pagare la provvisionale ed entro tre anni dovrà frequentare specifici corsi di recupero. Da ultimo non potrà avvicinarsi ai luoghi frequentati dai minori e per un anno dovrà tenere al corrente la polizia dei suoi spostamenti.

Il caso era planato sui tavoli della magistratura (pm titolare Angela Scorza, in udienza c’era la collega Monica Gargiulo) attraverso un meccanismo di confidenze a catena. La 12enne si era confidata con un’altra amica la quale si era confidata con la madre: e quest’ultima, intuita la potenziale gravità della situazione, aveva ritenuto doveroso avvertire personalmente la madre della piccola. Tre in particolare gli episodi raccontati dalla minorenne e confermati anche quando, in incidente probatorio, era stata ascoltata in tribunale in un contesto protetto.

Il primo lo ha collocato a fine 2019: quel giorno, secondo le indagini della squadra Mobile, l’imputato era andato a prendere la minorenne per accompagnarla poi in chiesa dove il quel momento si trovava la figlia: e, nell’attesa che l’altra uscisse, per la prima volta lui le aveva chiesto di fargli vedere le mutandine arrivando ad allungare una mano per afferrarle. In una notte del 2020 – prosegue l’accusa – approfittando del fatto che la bambina si era fermata a dormire dall’amica, era andato da lei chiedendo di vedere le mutandine e intimandole, senza successo, di togliersele altrimenti avrebbe provveduto lui stesso a farlo. L’ultimo episodio contestato risale a metà estate di quell’anno. La difesa (avvocati Giorgio Guerra e Stefano Donati) ha negato gli addebiti sostenendo in sintesi che la 12enne avrebbe accusato l’uomo spinta dalla gelosia verso l’amica. Scontato insomma il ricorso in appello.

a.col.