"Papeete Milano Marittima, feste senza permesso". A processo i gestori

L’accusa: "Nel 2016 serate danzanti senza autorizzazioni"

"Milano Marittima, feste senza permesso". A processo i gestori del Papeete

"Milano Marittima, feste senza permesso". A processo i gestori del Papeete

Milano Marittima (Ravenna), 24 settembre 2019 - Una vera e propria discoteca all’aperto, ma non autorizzata. Questo, nella sostanza, fu il quadro che i carabinieri della compagnia di Cervia Milano Marittima tratteggiarono al termine di una serie di controlli svolti nel 2016 nei confronti dello stabilimento balneare Papeete Beach. Indagini, coordinate dal Pm Stefano Stargiotti, dalla quali è derivato un processo che partirà questa mattina e che vedrà comparire sul banco degli imputati i gestori della società, i fratelli Rossella e Massimo Casanova, quest’ultimo europarlamentare della Lega.

LEGGI ANCHE Papeete Beach Milano Marittima, l'estate si chiude con la 'Iena' Enrico Lucci

L’accusa, in concorso tra loro, è quella definita dall’articolo 681 del codice penale, vale a dire ‘apertura abusiva di luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento’. Il noto bagno di Milano Marittima, quest’estate balzato alle cronache come luogo da cui Matteo Salvini ha dato il via alla crisi di governo e teatro del caso del figlio dell’ex ministro sulla moto d’acqua della polizia, ora dovrà difendersi da un’inchiesta che rischia di mettere in difficoltà il brand e l’attività imprenditoriale che lo hanno reso celebre.

Tutto è partito da un controllo che il radiomobile dei carabinieri fece alle 22 della notte di San Lorenzo 2016, quando al Papeete Beach era in programma l’evento denominato ‘10 the all star night’, pubblicizzato come spettacolo di trattamento danzante dal gestore sul proprio sito internet. Rossella Casanova, presidente del cda della Papeete srl, alla contestazione che fosse allestita una pista da ballo, con tanto di pedane per l’esibizione delle cubiste e una consolle per vocalist replicò che si trattava di un evento musicale e che gli organizzatori non possono farci nulla «se poi la gente balla». E al riguardo esibì una Scia – segnalazione certificata di inizio attività – presentata al Comune di Cervia che riteneva idonea a quel tipo di spettacolo.

Ma i carabinieri  valutarono diversamente: intanto quella Scia non risultava depositata in Comune e comunque sarebbe stata idonea con una capienza massima di 200 persone – un limite quella sera ‘macroscopicamente superato’ – per conferire allo spettacolo carattere ‘di accessorietà’, complementare all’attività principale, da ricomprendere nella fascia oraria dell’aperitivo, tra le 17 e le 20. Altrimenti qualsiasi spettacolo serale e notturno prevede verifiche di una apposita Commissione di vigilanza, che al Papeete non vi furono.

I rilievi fotografici di quella serata, peraltro, mostrano l’allestimento di area molto vasta, con rimozione delle prime file di ombrelloni e installazione di impianti luce e diffusione musicale da discoteca. Questo anche nel corso del successivo controllo, alle due di notte. Secondo gli investigatori, in pratica, sebbene l’attività prevalente dichiarata dal Papeete fosse quella di gestione di stabilimenti balneari, ristorante e vendita di abbigliamento, soprattutto l’attività di discoteca avrebbe contribuito al notevole successo imprenditoriale. Duplice la prova: le locandine degli eventi estivi reclamizzati sul sito internet della società per le due location ‘Papeete Beach’ e ‘Villa Papeete’, nonché il ‘cd’ che annualmente l’impresa produce con musica dance ispirata alle serate dei due locali.

In sostanza, concludono gli investigatori, la società, forte dei nuovi orari di apertura concessi dal Comune agli stabilimenti balneari per l’estate 2016, avrebbe organizzato tutti i giorni, per l’intera stagione, un aperitivo musicale dalle 16 alle 24, con afflusso di centinaia di persone e senza alcuna valutazione della sicurezza da parte di una Commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo.