"Parenti e amici in guerra, sono preoccupato"

Il racconto di un alunno di origine ucraina, che si è trasferito a Lugo dove ora frequenta la scuola media ‘Baracca’

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Da tre mesi a questa parte non si fa altro che parlare della guerra in Ucraina. Abbiamo così deciso di intervistare il nostro compagno che è nato lì e farci raccontare la situazione dal suo punto di vista.

Quanti anni avevi quando sei venuto in Italia? Qual è il tuo rapporto con l’Ucraina?

"Quando ero molto piccolo venivo in Italia d’estate perché si erano trasferiti i miei nonni, poi all’età di cinque anni mi sono trasferito qui con la mia famiglia e la situazione si è invertita: vivo in Italia e trascorro le vacanze estive in Ucraina. Oggi seguo il calcio ucraino, tifo per la nazionale".

Quali ricordi hai della tua infanzia in Ucraina?

"Ricordo le vacanze, la scuola materna, le gite, gli amici, con cui sono ancora in contatto".

Continui quindi a essere in contatto con i tuoi amici, anche in questo momento difficile?

"Sì, anche se ora forse un po’ meno, perché la situazione non me lo permette, ogni tanto li chiamo oppure scrivo".

Cosa vi dite?

"Mi hanno detto che il primo giorno della guerra hanno lanciato una bomba sulla mia città, che si trova vicino a Leopoli; non è stata una bomba che ha fatto esplodere tutto, ma per dare un segnale, un avviso, per fare sentire a tutti il rumore. Un segno che c’è la guerra".

E come vivono loro?

"Molti sono andati in altri Stati, alcuni sono venuti in Italia, anche qui a Lugo, dove hanno trovato ospitalità".

Hai dei parenti che sono rimasti in Ucraina?

"C’è mia nonna e mio zio. Vivono insieme. Mia zia è venuta in Italia con i miei cugini, mentre mio zio è rimasto in Ucraina perché adesso gli uomini tra i diciotto e i sessantacinque anni non possono uscire".

Siete in contatto con lo zio?

"Sì, ogni giorno: o ci chiama lui o lo chiamiamo noi. Adesso, nella mia città, ci sono le sirene tutto il giorno, però non ci sono i razzi".

Le sirene avvertono di potenziali pericoli?

"Sì, le sirene fanno questo e loro, quando le sentono, vanno al riparo finché non smettono di suonare. Sotto casa di mia nonna c’è un bunker, anzi, non è proprio un bunker, ma lì ci si può riparare, c’è anche il cibo. Escono da lì soltanto quando torna il silenzio".

Come ti senti di fronte a questa situazione?

"Sono un po’ preoccupato per il mio Paese, la mia preoccupazione cresce perché stanno iniziando a lanciare bombe sulla mia città, mi dà anche un po’ fastidio. Spero che finisca tutto il prima possibile".

In questi giorni è arrivata nella nostra classe una nuova compagna dall’Ucraina. Vi siete parlati?

"Sì, un po’. Ho scoperto che viene proprio da Kiev, la zona centrale, dove non lanciano molte bombe, però le sirene ci sono. La Russia sta invadendo le città vicine, perché non riesce ad entrare a Kiev e tutte le persone che sono rimaste lì passano tutto il giorno dentro i bunker. Hanno paura perché non si sa mai da dove vengano i razzi, basta che ne parta uno e gli allarmi suonano in tutta la regione".

Ti piacerebbe che in classe si parlasse di più della situazione, oppure, quando sei a scuola, preferisci svagarti e avere altri pensieri?

"Se ne può tranquillamente parlare in classe, ma non sempre. Dipende dalla giornata: ci sono giorni in cui sto sempre attaccato al telefono per vedere notizie e ci sono invece delle giornate in cui mi sento un po’ triste e preferisco saperne poco".

Classe 2^B

Docenti Carlo Ortu

e Patrizia Ansaloni

Scuola media ‘Baracca’

di Lugo