Partita a Natale, il pallavolista scrive al Papa: "Non voglio giocare"

Saitta, regista della Consar Ravenna, il 25 sarà in trasferta a Trento. Ma non ci sta e scrive a Francesco. "Sono le prime feste con mia figlia"

Davide Saitta, alzatore della Consar Ravenna, con la figlia Noemi

Davide Saitta, alzatore della Consar Ravenna, con la figlia Noemi

Ravenna, 6 dicembre 2019 – A Davide Saitta, l’etichetta di ‘Papa boys’ piace poco. A dire il vero, al trentaduenne pallavolista etneo, regista della Consar Ravenna, 19 presenze in Nazionale, le etichette non piacciono per niente. Però, da cattolico praticante, gli piace santificare il Natale. E, visto che il prossimo 25 dicembre gli sarà impossibile stare a casa con la famiglia, perché ‘costretto’ dal calendario a giocare una partita di campionato a Trento, ha deciso di prendere carta e penna per scrivere una pacatissima e accorata lettera. Destinatario: sua Santità, papa Francesco.

Certo, Saitta non sarà il primo che scrive una lettera al Pontefice. E non sarà nemmeno il primo lavoratore – né il primo atleta professionista (in Inghilterra il ‘Christmas match’ è stato per anni una tradizione di stampo vittoriano) – a scendere in campo il giorno della Natività. «Chiedo aiuto a papa Francesco perché vogliono ‘rubarmi’ il Natale». Questo l’incipit della lettera che il quotidiano Avvenire ha pubblicato e che ha fatto il giro del mondo, non solo sportivo: «Mi chiamo Davide – ha spiegato Saitta –, ho 32 anni e sono sposato con Nicoletta da 4 anni e mezzo. Abbiamo una bellissima bambina di nome Noemi, di quasi 8 mesi, e due bambini in cielo, saliti al Padre prima di uscire dal grembo materno, Karol e Davide jr. Per noi, questa bambina oltre ad esser un dono magnifico è anche la dimostrazione della Misericordia di Dio nella nostra vita. Questo Natale 2019 sarà il primo di mia figlia Noemi».

Il problema è che mercoledì 25 il calendario ha imposto la partita Trento-Ravenna: «Saremo l’unica squadra in trasferta chiamata a scendere in campo e a lasciare le nostre famiglie dal pomeriggio della Vigilia fino alla notte del giorno di Natale». Giocare a Santo Stefano, come le altre squadre del campionato di volley, è impossibile, perché l’impianto è occupato: «Inizialmente – ha proseguito Saitta nella lettera al Papa – volevo ‘subire’ questa scelta, perché sono stanco di intraprendere piccole battaglie, passando per il ‘rompiscatole’ cattolico di turno. Di certo non mi diverto e sarebbe molto più semplice lasciar perdere e non espormi, perché, esporsi, è scomodo e genera persecuzioni. Stavo per arrendermi all’idea di lasciar perdere, ma, durante un’Eucarestia di qualche giorno fa, mi sono detto che portare avanti questa pacifica e legittima causa lo devo a me stesso, a mia moglie e soprattutto a mia figlia Noemi».

E così, Saitta si è rivolto direttamente a Bergoglio: «Ascolta papa Francesco la mia ‘supplica’ di voler vivere intimamente e insieme alla mia famiglia il Santo Natale. È il grido di un cattolico che molto spesso è ‘voce di uno che grida nel deserto’ in questa società volta alla scristianizzazione. Credo che il nostro sport, da sempre veicolo di importanti valori sportivi e di vita, possa sacrificare un minimo della propria spettacolarità per fare spazio a Gesù».