Ravenna, lotta ai pasticceri abusivi. Partite le prime diffide

Segnalati per la vendita di prodotti preparati in casa

Pasticceria

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Ravenna, 30 maggio 2018 - Preparano e vendono torte, biscotti e dolci di ogni tipo. Ma lo fanno in casa, ‘clandestinamente’. Il fenomeno si sta diffondendo sempre di più, al punto che i panificatori dell’Ascom hanno fatto diverse segnalazioni alla Polizia municipale che, peraltro, da tempo sta indagando su questo mondo sommerso.

«C’è addirittura chi organizza un piccolo ristorante in casa» dice Andrea Giacomini, comandante della Municipale di Ravenna. «E il mezzo di diffusione delle informazioni – continua – sono i social. Per noi è un tipo di indagine innovativa, diversa da quella tradizionale, che coinvolge anche la polizia amministrativa». Diversi pasticceri irregolari sono stati individuati e diffidati, e c’è chi ha provato a fare il furbo, ignorando la diffida e continuando la sua attività in nero. Così di procedimenti in atto ce n’è più d’uno.

Il rischio è quello di dover pagare una sanzione di circa 5.000 euro, e si può arrivare anche al sequestro dei macchinari. Un provvedimento che ancora non è stato messo in atto ma che, assicura Giacomini, verrà utilizzato se dovesse essere necessario. Le indagini si svolgono prevalentemente sui social. «I più prudenti – prosegue il comandante – limitano la loro attività alla cerchia dei fedelissimi, degli amici. I più spregiudicati invece accettano anche amicizie da sconosciuti. Le conversazioni sono ben riconoscibili, vaghe finché si rimane sul profilo pubblico, fino alla richiesta di contattarsi in privato».

Le storie di questi cake designer della porta accanto sono diverse. Ci sono casalinghe che hanno deciso di monetizzare le loro abilità culinarie, professionisti che hanno chiuso le loro attività, stacanovisti che arrotondano sfornando dolci nel tempo libero. Ma per molti si tratta di un’attività a tempo pieno, con una produzione sempre maggiore. Peccato che tutto questo avvenga in nero. Senza pagare un euro di tasse su quello che si vende, e senza alcuna garanzia sul rispetto delle norme di sicurezza e igiene legate alla preparazione degli alimenti. «Chi invece – conclude – lo fa per mestiere, paga le imposte e adempie a tutti i doveri, non vuole perdere i clienti in questo modo. Soprattutto in un perido di crisi. È una questione etica, ancor prima che economica».

a.cor.