"Paziente ucciso, ergastolo per l’infermiera"

La Procura chiede la pena massima per il decesso a Lugo di un conselicese ex datore di lavoro dell’allora fidanzato dell’imputata.

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Ergastolo come pena finale per la 47enne ex infermiera di Lugo Daniela Poggiali. La richiesta della Procura di Ravenna, formulata ieri mattina in tribunale davanti al gup Janos Baroltti dal pm Angela Scorza, è arrivata durante l’udienza preliminare per l’omicidio di un paziente della Poggiali, difesa dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera, entrambi presenti. Il paziente in questione è il 95enne conselicese Massimo Montanari, morto in ospedale a Lugo la notte del 12 marzo 2014 alla vigilia delle dimissioni e qualche anno prima datore di lavoro dell’allora fidanzato dell’imputata. Nel procedimento, tra l’altro, l’Ausl Romagna si è costituita parte civile, chiedendo una provvisionale di 50mila euro.

In oltre un’ora di requisitoria il pm Scorza ha ripercorso i fatti, a partire dal contesto del reparto di Medicina dell’ospedale di Lugo dove "durante la notte opera – per ciascun settore – una sola infermiera e un medico di guardia per tutto il reparto". A questo proposito il pm ha sottolineato che "Poggiali ha abbandonato il suo settore, senza alcuna giustificazione e appena entrata in turno, quindi quando anche lei avrebbe dovuto essere impegnata con le sue attività, ad esempio le glicemie". Dopo aver sottolineato che "Poggiali registra un eccesso di 90 morti in 730 giorni di servizio – calcolato in ore e minuti – superiore a quello delle colleghe", il pm ha focalizzato il discorso sul decesso di Montanari.

La notte del 12 marzo 2014 l’infermiera entrò nel settore D, sebbene fosse in carico a una collega, e si offrì di sostituirla nel giro delle glicemie. Terminate queste incombenze, e nonostante le proteste della collega, avrebbe insistito per somministrare personalmente la terapia insulinica ai pazienti di quel settore. Con questo espediente tornò nella stanza di Montanari, per il quale era già stata programmata la dimissione la mattina successiva, e gli somministrò sostanze farmacologiche. Secondo l’accusa, cloruro di potassio. In dose eccessiva, provocandone così la morte. Subito dopo si allontanò dalla stanza, per poi farvi rientro poco dopo, assicurandosi che il paziente fosse deceduto con l’intento di scongiurare manovre rianimatorie da parte del personale sanitario.

Dopo aver sottolineato che le motivazioni del decesso sono descritte dal personale medico come “morte improvvisa“, il pm ha parlato delle "modalità di sopraffazione utilizzate da Poggiali nel rapporto con le colleghe" e della personalità di Poggiali che "si rivela spregevole anche nel rapporto con i pazienti" che considera ”cosa propria”. Il pm Scorza, facendo riferimento alle dichiarazioni della collega addetta al settore D, ha detto, riassumendo, che la sera del decesso di Montanari "Poggiali, approfittando del giro glicemieinsuline, pratica a Montanari una iniezione letale e poi, prima di comunicare alla collega il decesso, al fine di sventare eventuali manovre rianimatorie, si accerta – tornando nella stanza del decesso".

Il pm Scorza ha parlato poi del movente in relazione a "una minaccia molto precisa e molto concreta" che Poggiali aveva indirizzato a Montanari dopo che questi, titolare di una ditta che opera nel settore metallurgico, aveva licenziato il suo uomo e alla segretaria di lui, Gigliola Cavallari: "Fate in modo di non capitarmi sotto, perché vi faccio fuori". "E così è stato – ha detto ancora il pm Scorza nella parte finale della requisitoria – nel 2014 Montanari ha avuto la sfortuna, che gli è costatala vita, di essere ricoverato in quel reparto e ha avuto l’ulteriore sfortuna che Poggiali rientrava dalla ferie un giorno prima delle previste dimissioni".

Da qui la richiesta dell’ergastolo per Daniela Poggiali da parte della Procura (presente ieri anche il procuratore capo Alessandro Mancini), come pena finale.