Per un ravennate su 5 consumo di alcol ’a rischio’

Il profilo salute dell’Ausl: è più diffuso tra i più giovani, 51% nella classe di età 18-24 anni e 37% in quella dai 25 ai 34 anni

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Oltre un ravennate su cinque consuma alcol in un modo definito ’a rischio’. È quanto rileva l’Ausl nel ’Profilo di salute’, ampio studio realizzato dall’Igiene pubblica con la collaborazione di tutti gli ambiti territoriali della Romagna. Il documento prende in esame tanti aspetti delle nostre vite, compreso il consumo di alcolici. E su questo aspetto i risultati non sono positivi, anzi: il 22% della popolazione ravennate tra i 18 e i 69 anni beve troppo, o lo fa ingerendo grandi quantitativi in poco tempo. E non è consolatorio che la nostra provincia tra quelle della Romagna sia quella con i numeri più bassi (Forlì 23%, Cesena 24%, Rimini 25%). "Si considerano comportamenti a rischio tre modalità di assunzione di alcol – si legge nel ’Profilo di salute’ –: il consumo abituale elevato (maggiore di 2 unità alcoliche al giorno nell’uomo e 1 nella donna), il consumo fuori pasto e il bingedrinking. L’unità alcolica corrisponde a una lattina di birra o un bicchiere di vino o un bicchierino di liquore". Per bingedrinking si intende la cosiddetta ’abbuffata di alcolici’: l’assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di poche ore. Si tratta di un fenomeno diffuso soprattutto tra i ragazzi. E non a caso nel documento dell’Ausl si legge che "il consumo di alcol a maggior rischio anche in Romagna è più diffuso tra i più giovani (51% nella classe di età 18-24 anni e 37% in quella 25-34 anni), tra gli uomini rispetto alle donne e nelle persone con alto livello di istruzione".

Il consumo di alcol però, a differenza della maggior parte delle altre cattive abitudini (come quelle alimentari o collegate al fumo, ad esempio) ha caratteristiche molto peculiari. "È maggiore nei ragazzi più giovani e va a diminuire con l’età – spiega Giulia Silvestrini, dirigente medico dell’Igiene e Sanità pubblica – ed è più elevato negli uomini rispetto alle donne. Un altro aspetto interessante è il consumo di alcol tende a essere maggiore in chi ha un livello di istruzione più elevato e non ha difficoltà economiche. Questo va in controtendenza rispetto a molti altri aspetti negativi che osserviamo: si può dire che funziona a rovescio rispetto al resto. Solitamente infatti cattivi stili di vita si associano al peggioramento della propria situazione economica e a un basso livello d’istruzione".

Non a caso anche il ’Profilo di salute’ dell’Ausl specifica che il "consumo ’a maggior rischio’ in Italia è una prerogativa principalmente del Nord Italia", più ricco rispetto al sud, e la nostra regione presenta una prevalenza superiore rispetto a quella nazionale. Va sfatato anche uno stereotipo diffusosi negli ultimi anni: "Sono soprattutto gli italiani a consumare alcol, in misura maggiore rispetto agli stranieri – prosegue Silvestrini –. Chi è di religione musulmana non beve alcol".

Sara Servadei