Sono quasi 2.000 le firme raccolte per salvare i pini in via Maggiore e lungo viale Romagna, a Lido di Savio. Ieri mattina la petizione, lanciata circa un mese fa da un gruppo di cittadini, è stata depositata in municipio. Di queste firme, 631 sono di residenti nel Comune di Ravenna (350 quelle necessarie per la discussione in Comune, presso la commissione consiliare) e quasi 1300 le firme di proprietari di seconde case, esercizi commerciali e turisti. "Provengono da Bologna e provincia, ma anche da Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e rispettive province – si legge in una nota –. Un buon numero anche di lombardi e toscani, e alcuni turisti tedeschi e inglesi".
Il gruppo di cittadini ’Salviamo i pini di Lido di Savio e Ravenna’, motore dell’iniziativa, attacca il Comune: "Il progetto denominato ’Parco marittimo’ – dichiara in una nota – è finanziato sia con fondi Pnrr ma anche, da quanto si è appreso nell’incontro pubblico del 30 agosto alla Festa dell’Unità del Pd col sindaco de Pascale, con sforzi economici da parte delle casse comunali. È un progetto definito ’ecologico e sostenibile’ che invece decide di sbarazzarsi di un patrimonio arboreo irripetibile, neanche si trattasse di elementi di arredo intercambiabili. Tra l’altro, i progetti Pnrr non devono produrre danno ambientale significativo. Motivi per gli abbattimenti non ce ne sono, in quanto non esiste alcuna perizia che attesti pericolosità o malattie degli alberi, né, se mai fosse questo un giustificativo, vi è particolare degrado nella strada e nei marciapiedi. Una piccola porzione del progetto è già stata realizzata in primavera, e quel tratto di viale Romagna ora somiglia a un forno squallido e assolato. Si è poi appreso, dagli atti messi a disposizione dal consigliere comunale di Lista per Ravenna Ancisi, che il legname ricavato dai lavori finora eseguiti per il 4° stralcio del ’Parco Marittimo’ (quello che coinvolge anche Lido di Savio, con circa 15 pini abbattuti prima dello stop per la stagione balneare) è divenuto materiale da ardere tramite la ditta Enerlegno". Il gruppo ricorda che l’azienda è stata coinvolta nell’indagine della guardia di finanza sulle biomasse (in cui non si è parlato dei pini in questione, ndr) e poi si chiede se gli "alberi patrimonio pubblico" siano stati "utilizzati da altri per fare cassa a costo zero".
La petizione non si ferma. Per firmare si può scrivere a salviamoglialberiaravenna@gmail.com.