Ravenna: picchiata per mesi dal marito, tenta il suicidio

In carcere per maltrattamenti e lesioni sulla moglie un 24enne iracheno. Lei: "Nel nostro Paese è consuetudine la violenza sulle donne"

Picchiata per mesi dal marito, il caso a Ravenna

Picchiata per mesi dal marito, il caso a Ravenna

Ravenna, 13 agosto 2022 - Picchiata per mesi, segregata, umiliata, talvolta quasi soffocata, aveva pensato di fuggire da quell’incubo nel modo più estremo, tentando il suicidio. Salvata in ospedale, il marito, un 24enne iracheno, non aveva tuttavia cessato quelle condotte. "In Iraq è consuetudine la violenza dell’uomo nei confronti della donna", ha spiegato la giovane agli investigatori della Squadra mobile, che l’altro giorno hanno portato in carcere l’uomo, applicando l’ordinanza emessa dal Gip Corrado Schiaretti e chiesta dal Pm Cristina D’Aniello. Una misura cautelare scattata ai sensi della recente normativa sul codice rosso contro le violenze di genere. L’indagato, residente a Ravenna, risponde di maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e violenza privata.

Le prime problematiche relazionali col marito risalgono al 2020, anno del matrimonio quando i due vivevano in Danimarca, e il trasferimento a Ravenna, nella zona di viale Galilei, non ha migliorato la condizione della giovane sposa. Tra aprile e giugno 2021 fu portata più volte al pronto soccorso in ambulanza, a seguito delle percosse subite, l’ultima volta dopo avere tentato di farla finita ingerendo 48 compresse di un farmaco psicoattivo.

Il Gip Corrado Schiaretti
Il Gip Corrado Schiaretti

Nel gennaio 2022 una Volante della polizia dovette intervenire su richiesta di un’amica che le aveva offerto rifugio per sfuggire alla furia del marito, dopo avere ricevuto le foto delle lesioni ed ecchimosi. In ospedale le furono riscontrati segni attorno al collo che indicavano un tentativo di strangolamento. Più volte i vicini hanno confermato di aver sentito grida e lamenti di quella donna.

A seguito di quell’episodio il marito aveva ricevuto l’ammonimento del questore, che non sortì effetti perché pochi giorni dopo la giovane lamentò un’altra aggressione. L’indagato si difese sostenendo che la moglie quelle lesioni se le era auto inferte, spingendosi al punto di denunciarla. Ma tra gli elementi acquisiti dagli investigatori della Mobile c’è anche un file audio inviato all’amica della moglie in cui l’uomo la minaccia, dicendole di non intromettersi.

Le aggressioni fisiche si erano poi ripetute ad aprile, quando con uno schiaffò arrivò a perforarle un timpano e mentre lei era in ospedale lui la bersagliava di messaggi audio con insulti in lingua curda. La polizia in seguito dovette intervenire anche in un B&B, dove i due coniugi erano ospiti, per sedare una lite.

Il giudice ha così ritenuto la carcerazione la sola soluzione per impedire all’uomo di proseguire nell’opera di denigrazione, mortificazione e prevaricazione della moglie, tenuta in condizione di sostanziale isolamento e senza poter frequentare persone al di fuori del contesto familiare.

Il Gip parla di distorta idea padronale e di un carattere continuativo delle condotte minacciose, che hanno ridotto la moglie in una condizione di soggezione non più tollerabile. Già ad aprile il Tribunale aveva rigettato una prima richiesta di misura cautelare, ma anche il giorno dopo l’iracheno aveva aggredito la moglie.

l. p.