FRANCO GABICI
Cronaca

Pietro Mazzini, il prodigio del pianoforte dal declino precoce

Nel marzo di cento anni fa il teatro Comunale di Bologna ospitò un concerto del pianista romagnolo Pietro Mazzini, un...

Nel marzo di cento anni fa il teatro Comunale di Bologna ospitò un concerto del pianista romagnolo Pietro Mazzini, un talentoso ragazzino di appena sette anni che già aveva alle spalle una nutrita schiera di esibizioni nei principali teatri d’Europa. Nato in un paesino vicino a Lione nel 1917 da genitori romagnoli, il padre era originario di Imola, il piccolo Pietro dimostrò subito una particolare inclinazione per la musica. All’età di sei anni il piccolo talento ottenne una audizione alla “Casa Pleyel” di Parigi, la famosa fabbrica di pianoforti, dove eseguì a memoria alcuni brani e tanto fu il successo che la Casa gli avrebbe concesso il privilegio di suonare lo strumento di Chopin conservato nella sua sede. Lo stesso accade anche a Catania quando, dopo un concerto, ebbe il privilegio di suonare il clavicembalo di Vincenzo Bellini, che dopo la morte del musicista mai nessuno aveva più usato.

Pietro fu anche a Ravenna dove si esibì al teatro Mariani. Nel suo lavoro dedicato ai teatri ravennati Gaetano Ravaldini annota, infatti, in data 15 marzo 1926: "Concerto del pianista Pietro Mazzini (8 anni)". A Bologna la Regia Accademia lo proclamò "accademico", una onorificenza che nel 1770 era stata concessa al quattordicenne Mozart. Grazie al padre, un giornalista che gli faceva da impresario, Pietro si trovò in Belgio e la sua fama raggiunse la regina Elisabetta che lo volle a corte. E a Bruxelles affascinò a tal punto la regina che decise di occuparsi della sua educazione musicale suggerendo ai genitori di stabilirsi in Belgio per affidare il ragazzino a famosi maestri di musica. La morte di suo padre, avvenuta quando Pietro aveva dodici anni, gli cambiò totalmente la vita e quel triste evento segnò l’inizio del suo declino artistico. Si manifestarono, infatti, i primi segni di una inquietudine esistenziale che a poco a poco lo allontanarono dalla musica e quel suo carattere indisciplinato e ribelle costrinse la madre ad affidarlo a un collegio di Domenicani presso Liegi. A questo punto non si hanno più notizie sicure sulla sua vita e sembra che sia morto a Bruxelles nel 1944 sotto un bombardamento. Il suo nome sparì dalle enciclopedie musicali e del bambino prodigio nessuno più parlò.

Nella Biblioteca comunale di Imola, però, esiste un fondo (una tesi di laurea di Marcello Giuffrida, documenti, fotografie…) per quanti intendessero approfondire la figura di questa stella della musica che da astro nascente si trasformò in una malinconica stella cadente smarrita nel buio dell’indifferenza.

Franco Gàbici