di Andrea Colombari
La società Andromeda srl che aveva gestito la celebre discoteca Pineta di Milano Marittima, ha accumulato debiti per quasi un milione e mezzo di euro. Tra i creditori, per circa 50mila euro figura anche Moët & Chandon, noto marchio legato allo champagne: ed era stata proprio la maison francese a chiedere il fallimento di Andromeda, liquidata con sentenza del 4 dicembre scorso.
Sono solo alcuni dei dati emersi ieri mattina in occasione della prima adunanza dei creditori tempestivi al tribunale di Ravenna davanti al giudice Paolo Gilotta e al commercialista Claudio Colatorti in qualità di curatore della procedura. Non erano presenti creditori: finora in totale risultano essere state una decina le domande depositate per insinuarsi nel fallimento. Altre potranno seguire la stessa strada in attesa della prossima udienza fissata per metà luglio. Al momento non figurato creditori privilegiati (vedi dipendenti o artisti come dj o ballerine).
In quanto al debito, è per la maggior parte legato a pendenze verso il Fisco (imposte, tasse e contributi). Del milione e mezzo non fanno invece parte i quasi 140 mila euro di canoni d’affitto non saldati e alla base di una procedura di sfratto tutt’ora pendente (ovvero diverse mensilità dato che il canone annuale per il Pineta è pari a 350 mila euro).
Lo sfratto si interseca con il clamoroso sequestro giudiziale (d’urgenza e in inaudita altera parte) scattato il 3 marzo scorso sul noto compendio aziendale rivierasco. Il sequestro, con cambio delle serrature, aveva seguito via complementare rispetto all’azione di sfratto: secondo quanto rappresentato davanti al giudice Piervittorio Farinella dal curatore della liquidazione giudiziale (ora custode del noto marchio Pineta), l’amministratore di fatto di Adromeda era stato inquadrato da un’indagine chiusa a inizio 2022 dalle Fiamme Gialle cervesi, in Marco Amadori, 42enne di origine aretina residente a Cervia. A marzo 2022 il ramo d’azienda Pineta era stato ceduto alla milanese Hdp22 attraverso un contratto che prevedeva il pagamento di poco più di 47 mila euro in quota contanti: tutt’ora non onorato visto che il termine era stato fissato al 31 dicembre scorso. Ebbene: il 42enne risulterebbe presidente del consiglio di amministrazione di Hdp22: ciò equivarrebbe ad avere ceduto il locale a se stesso.
Proprio oggi è prevista l’udienza nella quale, alla presenza dei legali di Hdp22, il giudice Farinella dovrà decidere sul sequestro. Sulla carta sono tre gli scenari possibili: la conferma, una modifica o la revoca. Mentre per quanto riguarda lo sfratto, la prima udienza del 6 marzo scorso davanti al giudice Pietro Baronio, è stata rinviata a fine mese quando già si conoscerà la decisione sul sequestro.
Chiaro che se la liquidazione dovesse prevalere sul resto, ecco che allora si paleserebbero da subito quelle che probabilmente sono le intenzioni del curatore nell’interesse dei creditori: offrire il Pineta a una nuova gestione per iniziare a incamerare danaro da distribuire tra le varie posizioni.