Ravenna, nella pineta dei daini vivono nove lupi

Il loro numero è aumentato e si cibano anche di nutrie. Costa: "Ora per contenere gli ungulati stiamo pensando alla sterilizzazione"

Ravenna, 23 ottobre 2022 - I bramiti acquistano ritmo sempre più intenso, non cambia la tonalità. Una pausa, il silenzio, e subito dopo uno schiocco, come di un ramo percosso da un bastone: eccoli, sono due maschi adulti, uno contro l’altro con gli imponenti palchi (le ‘corna’ che tali non sono) che si incastrano. Stanno lottando nella radura a ridosso della pineta, per la supremazia sessuale. A poca distanza un branco di femmine attende; distanziato di una quarantina di metri un gruppo molto più folto, maschi adulti, altre femmine, piccoli daini di pochi mesi. Muso a terra, brucano. Ecco, davanti a me i daini che si vorrebbero destinare, in ultima analisi, alla macellazione.

I lupi della pineta di Classe sono diventati nove
I lupi della pineta di Classe sono diventati nove

Sta albeggiando sui mille e passa ettari (dieci chilometri quadrati) fra pineta e zone umide che vanno da viale dei Lombardi fino al torrente Bevano, dal litorale al canale Pergami e anche oltre, un’area dove non v’è traccia umana stanziale, che ricomprende la zona umida protetta dell’Ortazzo e Ortazzino e anche l’immensa area ancora di proprietà dell’Immobiliare Roma, alla quale l’Amministrazione comunale a fine anni 60 aveva concesso la licenza di cementificazione per costruire un porto turistico e migliaia di appartamenti e ancora di quel mancato scempio (grazie al Wwf e al pretore Vincenzo Andreucci) ci sono tracce nell’asfalto che spunta dal selvaggio sottobosco. Mille ettari, in parte ricadenti all’interno del Parco del Delta, in cui, al di là dei bramiti degli ungulati, il silenzio è dominatore e contro il cielo, che dalla parte del mare si va colorando di rosa, si stagliano i voli lenti dei corvi e quelli veloci delle anatre e dei cormorani.

E non è tutto, occorre fare i conti anche con chi di giorno resta nelle tane, non si muove, non si vede, ma c’è, come evidenziano i segni, impronte, escrementi, scheletri di giovani daini diventati pasti: sono i lupi, sono le volpi. E non è tutto: quei mille ettari sono popolati anche di faine, istrici e tanta altra fauna variegata. Sono quasi scomparse invece le nutrie: gli argini del canale Pergami non presentano più gallerie. Nutrie e daini: cibo eccellente per i lupi della pineta di Classe che da poche settimane da cinque che erano sono diventati nove. Ginevra, la femmina beta, da poco più di due mesi ha infatti partorito quattro cuccioli e inevitabilmente a breve i suoi primi tre figli, che oggi hanno poco più di un anno e che per diverse settimane hanno aiutato i genitori ad accudire i nuovi arrivati (ora già usciti dalla tana), dovranno decidere di comportarsi da adulti ed eventualmente andare per la propria strada, formare nuove coppie e comunità.

Resteranno Ginevra, il maschio alfa Artù e i quattro piccoli. Fino alla prossima cucciolata, dato che la coppia di lupo si scioglie solo con la morte. Ginevra era giunta qui nel dicembre di due anni fa dal Maceratese dopo un anno di convalescenza alla clinica di Monte Adone a Sasso Marconi dove era stata curata per tremende fratture e ferite. Ora però il radiocollare non ce l’ha più, si è staccato in automatico e solo le fototrappole potranno fornire informazioni sugli spostamenti futuri della piccola famiglia. Una camminata di ore fra sterpaglie, erbe rinsecchite e altre fiorite di giallo come le onnipresenti Hypericaceae, sentieri sabbiosi appena tracciati e zeppi di segni distintivi e altri in cui la sabbia ricopre a tratti l’asfalto di mezzo secolo fa e ancora tappeti di aghi di centenari e maestosi pini mentre il ciclo naturale ne ha ridotti altri a scheletri biancastri. Da qui, il mare è ad appena trecento metri, nel sottobosco si muovono daini isolati o a gruppetti ridotti, per lo più femmine o esemplari giovani. Ogni tanto si presenta qualche adulto maschio, isolato. Ecco sulla sabbia le orme dei lupi: qui si muovono di frequente perché alle tracce in cammino verso il Bevano si oppongono quelle nella direzione opposta.

Una traccia organica di lupo presenta muffa freschissima in superfice, roba di uno-due giorni prima. In campo aperto i daini si muovono in gruppo: la lieve brezza contraria e la protezione di rovi e cespugli permettono di avvicinarsi a duecento metri. Sono una cinquantina, quasi a ridosso del Bevano punteggiato dai capanni da pesca. C’è chi bruca e chi tiene alto il collo e osserva. Poi improvvisamente il branco si muove, ondeggia, inizia a correre, qualche giovane esemplare resta un po’ indietro. È bastato un movimento o forse il riflesso dell’obiettivo ed è scattato l’allarme. Quale sarà il loro futuro? Commenta Massimiliano Costa, direttore del Parco del Delta: "Il bando per la cattura e le successive varie opzioni di destinazione (fra cui la macellazione a uso alimentare, ndr ) come si sa è fallito, ma il problema di fondo, cioè i rischi collegati ai loro spostamenti, resta e la soluzione non è affatto semplice. Anzi, il problema aumenta per via delle nascite. Quest’anno nell’area del Parco i daini sono cresciuti di 200 unità mentre abbiamo calcolato che i lupi ne abbiano uccisi solo una cinquantina". Tutto questo significa che il problema dovrà essere riaffrontato a livello di Regione, Parco, Province di Ravenna e Ferrara e relative Prefetture, e probabilmente dovrà essere preso in prioritaria considerazione il piano ‘indolore’ per i daini, quello che porta alla loro sterilizzazione, chirurgica o farmaceutica, come indicato dalle associazioni di tutela degli animali. "Piani che però hanno un costo, fino a 4/500mila euro, fra Volano e Classe, e il Parco non dispone di tali somme" sottolinea Costa.