Pochi servizi attorno al porto San Vitale

Non esistono supermercati, luoghi ricreativi e di svago e nemmeno strutture ricettive: un’area che va assolutamente recuperata

Migration

Il quartiere attorno al porto San Vitale nacque nel 1971, su progetto di Luigi Greco, rivoluzionando la zona Staggi e a servizio del nuovo porto in fase di realizzazione. La zona attualmente è in attesa di ulteriore sviluppo, date le nuove opportunità che l’approfondimento dei fondali sembra poter garantire alle aziende situate in ambito portuale. Nella speranza che i progetti finora sul tavolo siano veramente realizzati, come ad esempio il distretto della nautica in fondo a via Classicana che risanerebbe tra l’altro anche gli edifici della Tozzi in stato di abbandono in seguito al trasferimento a Mezzano, vi sono anche altre problematiche che vanno sanate.

Innanzitutto la zona è totalmente priva di servizi per i lavoratori locali, ma soprattutto per i marittimi che per diverse ragioni devono sostare alcune giornate nel quartiere portuale. Salvo alcune attività ristorative, infatti, non esistono supermercati, punti di primo soccorso, servizi religiosi, luoghi di svago sportivi o ricreativi e, da qualche anno, nemmeno strutture ricettive. L’hotel San Marco in via Trieste, classificato due stelle con tredici camere e ampio ristorante, nato come San Vitale e chiuso nel 2006, è attualmente murato per evitare intrusioni e la locanda Acquamarina, nata come hotel De Mor in via dell’idrovora, è chiusa dal 2020.

A questo poi si aggiunge il disagio costituito dalla carenza di trasporti pubblici, dal momento che durante la giornata sono solo sei le corse della linea urbana numero 30 che collegano il quartiere con la zona e il centro storico. In tutta l’area regna una generale incuria nella manutenzione delle strade e della vegetazione. Da diverso tempo è a terra un lampione dell’illuminazione pubblica in via Zani e diversi stalli dei parcheggi sono ricoperti da erbe infestanti e rifiuti sparsi, in particolare in via Fioravanti, via della Batana e via Paleocapa.

All’angolo tra via Muti e via Orioli c’è è un cantiere dimenticato e, nonostante il vasto spazio a disposizione, non esiste nemmeno un parco pubblico attrezzato. Prosegue poi lo stato di abbandono per la Cabar di via del Trabaccolo, ormai chiusa da oltre dieci anni, e in via Trieste sembra essere pericolante la vecchia mensa Gallett, proprio di fronte agli uffici Eni proprietari del sito, insieme al confinante comparto della ex raffineria Sarom, demolita senza alcun progetto sicuro di recupero dell’area.

Restando sulla via Trieste è pericoloso l’innesto per il gattile, perché proprio a pochi metri dalla struttura di ricovero ci sono gli svincoli che portano alle darsene portuali e alla tangenziale: è in in un punto piuttosto trafficato dell’importante arteria cittadina.

Marco Beneventi