"Poggiali, per diciotto giudici è innocente Ma la si condanna all’ergastolo processuale"

La reazione della difesa al quarto ricorso in Cassazione della Procura generale contro l’assoluzione dell’ex infermiera

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La procura generale di Bologna presenta ricorso in Cassazione per chiedere un quarto processo d’appello a carico di Daniela

Poggiali, la 49enne ex infermiera dell’ospedale di Lugo accusata di avere ucciso con una iniezione di potassio una paziente 78enne. Un caso senza precedenti e la reazione della difesa dell’ex infermiera non si fa attendere. Gli avvocati Alessandro Gamberini, Gaetano Insolera, Lorenzo Valgimigli, difensori di Daniela Poggiali, precisano: "La Procura Generale di Bologna, esplicitando il suo intendimento di ricorrere in Cassazione contro l’assoluzione pronunciata dalla Corte d’Assise d’Appello nei confronti dell’infermiera Daniela Poggiali, preannuncia l’esercizio di una propria facoltà. In questo caso però si tratta della terza sentenza assolutoria in grado di appello, come le due precedenti con la formula più ampia, perché il fatto non sussiste nei confronti dell’imputata condannata all’ergastolo in primo grado. Il preannuncio di un nuovo ricorso dopo che ben diciotto giudici di merito in grado di appello hanno deciso per l’innocenza, non tiene conto del principio costituzionale che impone una ragionevole durata del processo, posto anche a tutela del cittadino che non può essere esposto a un giudizio penale interminabile: un ergastolo processuale. Ciò a maggior ragione quando l’accusa reca con sé un carico di infamia e la pena dell’ergastolo. Una vicenda processuale di questo tipo è, a nostra conoscenza, senza precedenti. L’iniziativa appare volta a ridare voce a una inchiesta ravvenate che è stata fortemente censurata da tutte le sentenze assolutorie d’appello, in particolare da quest’ultima, ampiamente motivata in 270 pagine all’esito di una rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale, conforme a quanto la Corte di Cassazione aveva indicato".

La scelta della procura generale era arrivata a pochi giorni dal deposito delle motivazioni con le quali la corte d’assise d’appello di Bologna ha spiegato le ragioni dell’assoluzione, "perché il fatto non sussiste", pronunciata il 25 ottobre scorso. Per i giudici bolognesi non c’era stata alcuna manipolazione dei reperti da parte dell’imputata; mancava un movente plausibile; gli indici statistici sulla mortalità in corsia non erano riconducibili a specifiche condotte; ma soprattutto il metodo con cui era stata attribuita l’iniezione letale di potassio, non è accettato in maniera unanime dalla comunità scientifica. Di diverso avviso la Pg la cui impugnazione segnerà il settimo processo. Dopo una condanna in primo grado all’ergastolo, Poggiali era stata assolta in tre differenti appelli, i primi due dei quali sconfessati da altrettanti cassazioni. Sempre il 25 ottobre scorso l’imputata era stata assolta (e scarcerata) in relazione al contestato omicidio di un altro paziente, un 95enne.