Poggiali, slitta a fine giugno l’appello-ter per omicidio

Il processo sulla morte della 78enne Rosa Calderoni doveva iniziare domani, ma gli avvocati difensori hanno chiesto la ricusazione del giudice

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L’appuntamento era fissato per domani. Ma il presidente della II sezione della corte d’assise d’appello di Bologna, il giudice Donatella Di Fiore, ha rinviato al 29 giugno. E’ in quella data che partirà l’appello-ter per Daniela Poggiali, la 48enne ex infermiera imputata per l’omicidio di una paziente, la 78enne Rosa Calderoni di Russi. Due le ragioni che hanno spinto il magistrato a spostare la data: gli strascichi dell’emergenza sanitaria ma soprattutto la richiesta di ricusazione, con contestuale invito all’astensione, presentata dai legali della difesa, gli avvocati Lorenzo Valgimigli e Gaetano Insolera. Il nocciolo della questione sta in un altro procedimento che vedeva l’ex infermiera imputata per ammanchi in corsia all’ospedale di Lugo verificatisi tra il marzo 2013 e l’aprile 2014. Su questo fronte la 48enne, sommando anche la pena riportata per un tentato furto, ha rimediato una condanna, diventata definitiva nel 2018, a 4 anni e 7 mesi. E il giudice che aveva scritto le motivazioni di conferma in appello della pena inflitta per il fascicolo principale era appunto Di Fiore. Da parte sua il magistrato ha probabilmente ritenuto di non doversi astenere rilevando che sul fronte ricusazione, “a oggi non risulta alcuna determinazione da parte del giudice competente”, cioè il presidente della corte d’appello. Il 29 giugno la questione sarà risolta e il processo, qualsiasi dovesse essere il presidente di sezione designato, si dovrà muovere sul binario delle censure rilevate dalla Cassazione contro l’ultima sentenza assolutoria.

I fatti risalgono alla mattina dell’8 aprile 2014 quando, secondo l’accusa, la 78enne era stata uccisa con un’iniezione di potassio all’ospedale di Lugo. Uguale a ergastolo in primo grado per la Poggiali, poi assolta in due successivi appelli sconfessati da altrettante Cassazioni. La motivazione dell’ultima (18 settembre) è stata depositata il 9 dicembre. E gli Ermellini non si sono risparmiati in censure sulla motivazione dell’appello-bis definendola “scheletrica”, su alcuni punti “del tutto mancante”, che presta il fianco a “plurimi rilievi di apoditticità, congetturalità, illogicità e contradditorietà”. E la Suprema Corte ha dato indicazione su come procedere: “S’impone nuovo esame delle riferibilità del deflussore” alla paziente recuperato tra i rifiuti ospedalieri. I nuovi giudici dovranno anche compiere un più approfondito esame sulle ricadute che una dose di potassio non letale per diluizione o per somministrazione lenta, avrebbe potuto avere su una paziente segnata da un quadro di salute precario. L’avviso per la nuova udienza, oltre che all’imputata – in carcere a Forlì ma per il contestato omicidio di un altro paziente - è stato notificato alle parti civili: i figli della defunta (tutelati dagli avvocati Maria Grazia Russo e Marco Martines), Ausl (avvocato Giovanni Scudellari) e collegio provinciale infermieri (avvocati Mauro Brighi e Valentina Fussi).

Andrea Colombari