Ponte di Grattacoppa, tempo scaduto Bisogna agire. E subito

L’indignazione degli abitanti nelle frazioni a nord di Ravenna, con al centro Savarna, per i lavori sospesi dal 2 maggio scorso sul nuovo Ponte Grattacoppa, senza che se ne sappia niente del seguito, è sfociata nel postare indistintamente sulle pagine facebook “politiche” l’hashtag generico “#finiamoilpontedisavarna”.

Esso sorvola però sul fatto che le ultime dichiarazioni espresse al riguardo da chi governa questa città e ne gestisce e vigila i lavori sono state del sindaco, il giorno di ferragosto, "Stiamo facendo di tutto per concluderlo entro fine anno", e il 28 agosto alla Festa dell’Unità, "Un ritardo come quello accumulato dai lavori al nuovo ponte è incredibile. Mi scuso. L’ obiettivo è aprirlo entro l’anno". Non sto a ripetere perché giudicai attendibile, pur sempre molto ottimisticamente, questo obiettivo, alla condizione però che ai primi di questo settembre l’impresa avesse ripreso i lavori, sulla base di un cronoprogramma vincolante che ne stabilisse il termine.

A tutt’oggi però il cantiere è ancora immobile, e siccome i lavori da finire impegneranno verosimilmente tra i 3 e i 5 mesi, il rischio è che la riapertura del ponte si trascini a tempo indeterminato, in uno stato palese di illegalità, qualora nel giro di giorni non si dica esattamente come stanno le cose (nessuno della Giunta de Pascale, invocata più volte, lo ha mai fatto) e si ripristini una condizione di regolarità che manca almeno da tre mesi. Ho dunque rivolto, in via ultimativa, al capo-servizio Strade del Comune di Ravenna, tenuto a rispondermi entro cinque giorni lavorativi, all’istanza di accesso alle informazioni e agli atti.

Naturalmente, mi auguro che si manifestino finalmente i chiarimenti e i dati certi che da troppo tempo sono stati negati a noi e ai cittadini. Se tutto però resterà indefinito e le cause nascoste, potendosi evidentemente ipotizzare, per non dire altro, l’interruzione di un pubblico servizio (art. 331 codice penale), di entità peraltro macroscopica stando alla lunga durata e ai danni vistosi prodotti all’amministrazione comunale e alla cittadinanza, non resta che trasferire l’ormai corposo dossier all’esame della Procura della Repubblica.

Alvaro Ancisi (capogruppo di Lista per Ravenna – Polo civico popolare)