ILARIA BEDESCHI
Cronaca

Porto, pena definitiva per l’ex concessionario

Calunnia, tre anni in cassazione per Sabatini, ex gestore della Marina di Cervia. Confermate le provvisionali: 100mila euro al Comune, 20mila all’ex sindaco .

Il porto di Cervia dall’alto

Il porto di Cervia dall’alto

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di Roberto Sabatini, ex gestore del porto turistico di Cervia ed è quindi confermata e diventa definitiva la condanna a tre anni: Sabatini, difeso dagli avvocati Lorenzo Valgimigli e Franco Coppi, era a processo inizialmente per falso, truffa e calunnia. Condannato a 4 anni in primo gradi, in appello si erano prescritti i primi due reati. Contestazioni in seguito delle quali nel 2017 aveva perso la concessione del porto turistico di Cervia. Al centro del giudizio c’era una vicenda di canoni demaniali non versati, secondo l’accusa, per circa 450mila euro, presentando in Comune dichiarazioni false, tra il 2010 e il 2016, inducendo in errore gli addetti e l’agenzia regionale del Demanio e causando un danno patrimoniale allo Stato. E poi l’accusa di aver incolpato, in modo infondato, i legali rappresentanti della società subentrata a gestire la Marina di Cervia e gli ufficiali di polizia giudiziaria, in occasione dei sequestri e dello sgombero degli spazi. È stata confermata e disposta la liquidazione dei danni le parti civili costituite: al Comune di Cervia, tutelato dall’avvocato Ermanno Cicognani, una provvisionale di 100 mila euro; altri 20 mila all’ex sindaco Luca Coffari e alla funzionaria Daniela Poggiali. Risarcimenti erano stati riconosciuti ad altri tra funzionari e ufficiali di polizia giudiziaria: 15 mila a Silvia Medini, Sergio Rusticali, Renzo Dell’Amore, Paolo Turci, Mauro Turci, Lorella Fantini, Alfonso Pisacane; 5.000 euro ciascuno a Giuseppe Trombetta, Vincenzo Petrella (ex comandante della capitaneria di porto) e Davide Zavalloni, figure assistite dagli avvocati Nicola Roda, Antonio Petroncini, Chiara Rinaldi, Christian Biserni. La Cassazione ha però annullato la confisca di 58mila euro, quale profitto del reato, somma nel frattempo pagata con relativo bonifico.

La vicenda era maturata all’indomani della decadenza della concessione demaniale quando l’imputato aveva sostenuto che la procedura di sgombero avrebbe delineato un abuso d’ufficio da parte degli amministratori. Da qui la calunnia. Nelle

varie querele da lui presentate, aveva usato formule del tipo: "Il

Comune con spregiudicatezza e ’ambitio mala’", "esecuzione di sgombero da manuale criminale". All’origine del decadimento della concessione, il fatto che la Marina di Cervia srl non pagava più i canoni, ritenendoli "aggiuntivi e illegittimi". L’imputato aveva precisato di avere preso la decisione nel 2009, dopo che "ogni anno dall’ufficio mi giravano queste

richieste di pagamento".

l. p.