
Un'ostia caduta in terra che diventa rossa come il sangue, analisi distrutte e parrocchiani arrabbiati: prosegue il giallo sul presunto miracolo a Ravenna
Ravenna 18 marzo 2025 – Un presunto miracolo, un vescovo e le analisi dell’Ausl. E un pesante scambio di accuse. E’ intricata la vicenda che ora arriva dalla Romagna.
Alcuni fedeli di una parrocchia, sostenuti dall’avvocato forlivese Francesco Minutillo, hanno presentato opposizione contro l'archiviazione del fascicolo aperto in seguito a un esposto per vilipendio di cose destinate al culto in merito a un presunto miracolo eucaristico nella chiesa di Santa Maria Assunta di Savarna, nel Ravennate.
Nell'esposto si chiedevano chiarimenti in merito al comportamento del vescovo di Ravenna Lorenzo Ghizzoni e dell'Ausl Romagna. Secondo quanto riferito dal legale, la vicenda si era innescata il 28 gennaio 2023 quando una sagrestana aveva trovato un'ostia consacrata sul pavimento.
Una volta immersa in acqua come da prassi liturgica per le particole danneggiate, la mattina dopo avrebbe assunto colorazione rossastra simile al sangue: fenomeno che aveva spinto il parroco a intraprendere una serie di verifiche scientifiche. Le analisi di una anatomopatologa, avrebbero poi rilevato la presenza di materiale biologico ematico in condizioni di conservazione ritenute eccezionali.
Tuttavia - aveva proseguito Minutillo - ulteriori indagini affidate all'Ausl avrebbero escluso la presenza di sangue umano: ma l'esito sarebbe stato comunicato tramite un messaggio informale via whatsapp e i campioni sarebbero stati distrutti.
Più di recente, alla richiesta di archiviazione, ha fatto seguito atto di opposizione al gip Andrea Galanti per nuove verifiche delineando un "mistero sulla scomparsa dei vetrini e del blocchetto istologico mai consegnati all'Ausl dal vescovo". Inoltre sono stati palesati "forti dubbi sulle anomalie nelle indagini scientifiche svolte dall'Ausl: non hanno mai verificato la presenza di sangue umano".
Nel testo dell'opposizione viene contestata la scelta, ritenuta ingiustificata, di iscrivere il procedimento contro ignoti nonostante fin dal primo esposto fossero stati indicati il vescovo e un responsabile delle analisi.
In quanto ai reperti con frammenti della particola consacrata, sarebbero "a tutti gli effetti oggetti di culto, la cui sparizione rappresenta un fatto gravissimo". Nel documento tra le altre cose si fa riferimento a "un accordo di assoluta riservatezza tra l'arcivescovo di Ravenna-Cervia e il direttore di microbiologia dell'Ausl Romagna, Vittorio Sambri".
Una "intesa - per l'avvocato - avvenuta al di fuori di qualsiasi procedura ufficiale e senza alcuna tracciabilità amministrativa".