Potassio letale, scontro tra esperti in aula

Caso Poggiali: per i periti di tribunale e difesa metodo non condiviso e inaffidabile. Per l’accusa mostra alta compatibilità con avvelenamento

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Daniela Poggiali ieri mattina al suo arrivo al tribunale di Bologna per l’udienza. del processo d’appello (FotoSchicchi)

La scienza è così: più ti addentri nella descrizione del fenomeno e più la questione diventa appannaggio di pochi. Deviazioni standard, valutazioni di compatibilità, curve di taratura, potassio esogeno, umor vitreo. Questioni da traghettare dalla torre d’avorio della ricerca universitaria alla platea del grande pubblico: operazione tanto più difficile quanto meno il percorso è condiviso. Ecco il punto: per i periti del tribunale "il dato a oggi non può essere considerato anomalo dalla comunità scientifica". La ragione? "Non abbiamo abbastanza informazioni sui casi di potassio esogeno", cioè introdotto in un corpo ad esempio attraverso un’iniezione, "e su come influiscano sulle concertazioni dell’umor vitreo", quel tessuto gelatinoso che si trova nei bulbi oculari.

Aggiornamento Daniela Poggiali assolta il 25 ottobre

Un’affermazione tutt’altro che secondaria se "il dato" a cui si riferiscono i professori Luca Morini, tossicologo forense dell’università di Pavia, e Rossana Cecchi, medico legale dell’università di Parma, è quello della concentrazione di potassio individuata a 56 ore dalla morte nell’umor vitreo di Rosa Calderoni, la paziente 78enne di Russi il cui decesso la mattina dell’8 aprile 2014 all’ospedale di Lugo aveva innescato un procedimento per omicidio contro l’allora infermiera Daniela Poggiali giunto al suo terzo appello. E il presidente della corte Stefano Valenti aveva dato incarico ai due esperti proprio per esprimersi sul cosiddetto metodo Tagliaro, dal nome del professor Franco Tagliaro dell’università di Verona, consulente della procura, il cui lavoro ha portato a uno degli elementi d’accusa più forti: una concentrazione di potassio (19 millimoli) "altamente compatibile" con cause esterne (vedi avvelenamento). "Studiamo questo fenomeno da oltre venti anni", spiega Tagliaro alludendo ai meccanismi grazie ai quali è possibile collocare il momento di un decesso analizzando il potassio negli occhi del defunto. "Abbiamo cercato di utilizzare un metodo il più possibile corretto. Con il nostro, la variabilità dei dati è molto diminuita rispetto agli altri".

A questo punto introduce il concetto di "curva di taratura", - insieme di rette di controllo - per arrivare a definire "anomalo" il dato trovato nella Calderoni. Il presidente scuote la testa: "Meglio sapere dove mettere i dati, non mi piace navigare nella nebbia totale". Il confronto scientifico tra le parti si accende. Tagliaro fa presente che "studi eseguiti con metodologie differenti, misurano componenti diverse: la comparazione non va bene". Il presidente non ci sta: "Sono un po’ in difficoltà dal punto di vista giuridico se si dice che possiamo usare solo quello". E chiede il valore esatto del potassio iniziale calcolato con l’equazione del metodo Tagliaro. Intervallo. La scena si sposta altrove: Luigi, il compagno dell’imputata, si alza, sbotta, si avvicina da tergo ai giornalisti. Lui evidentemente ha le idee chiare sulle questioni scientifiche: "Il circo è finito", ripete un paio di volte giusto prima di allontanarsi dall’aula.

E quando si riprende, è il medico legale Federica Bortolotti dell’università di Verona - pure lei consulente per la procura - a provare a fare chiarezza sui numeri: "Per 19 millimoli l’intervallo post mortale dovrebbe essere di 98 ore", mentre se si prende il riferimento delle 56 ore, la concentrazione di potassio "dovrebbe essere di 12". Il presidente annuisce: "Tutto chiaro". Davvero? Macché. Il medico legale Rafi El Mazloum - consulente della difesa - aspettava il momento giusto per farsi sotto: "Sono gli stessi consulenti della procura che confermano che il loro metodo non può essere usato". Riferimento esplicito a un passaggio di uno studio del 2020 firmato pure da Tagliato e Bortolotti e citato anche dai periti del tribunale: l’analisi dello ione potassio nell’umor vitreo non può essere usata come test affidabile. Tagliaro non smentisce ma chiarisce: "Vero ma solo per i casi in cui il valore di potassio non era noto prima della morte". Cioè non per il nostro.

Andrea Colombari