Lieve sconto di pena in Corte d'Appello per il pluriomicida Bisi

Dodici anni e un mese al 77enne oroginario di Argenta, nel Ferrarese, che sparò all'ex avvocato Manetti in centro a Ravenna

Primo Bisi in tribunale (foto Corelli)

Primo Bisi in tribunale (foto Corelli)

Ravenna, 2 ottobre 2014 - Era evaso dalla detenzione domiciliare nella quale si trovava dopo tre omicidi. In scooter con tre pistole addosso, due fabbricate in casa, andò nello studio dell'ex avvocato Manetti, in centro a Ravenna (FOTO). Entrato spacciandosi per un altro, fece fuoco con una pistola fabbricata da lui stesso ferendolo gravemente. Poi durante la fuga, culminata nell'arresto, provò pure a sparare a un agente della Municipale che, libero dal servizio, aveva tentato di bloccarlo. Ma la pistola s'inceppò. Per tutto questo, accaduto il 17 settembre 2012, la corte d'Appello di Bologna ha condannato Primo Bisi, 77 anni originario di Argenta (Ferrara) a 12 anni, un mese e 10 giorni di carcere, con un lieve sconto di pena (in primo grado 12 anni e 8 mesi).

Confermate le disposizioni per la parte civile, il 45enne avvocato ravennate Francesco Manetti al quale, tutelato dal collega Ermanno Cicognani, era stata riconosciuta una provvisionale da 50 mila euro. Al risarcimento contribuiranno anche lo scooter Scarabeo con il quale Bisi era arrivato al suo studio, il sequestro di un quinto della pensione e una parte del peculio carcerario già congelata. Manetti, centrato da un colpo al petto e operato,se l'era cavata con una lunga riabilitazione. Ad armare contro di lui la mano di Bisi, poi giudicato semi-infermo di mente, erano stati rancori legati a una vecchia parcella non saldata. La squadra Mobile aveva poi sequestrato all'anziano un quadernino di invettive deliranti con i nomi di altri tre avvocati con i quali aveva avuto a che fare, due di Bologna e uno di Ferrara.

Bisi, ora difeso dall'avvocato Leonardo Romoli di Perugia, nel gennaio del 1963 aveva ucciso un uomo a sprangate a Filo di Argenta, nel Ferrarese, ed era stato condannato a 14 anni; tornato in libertà nel 1977, si era trasferito a Savio, nel Ravennate, assieme alla famiglia. Nel dicembre 2001 aveva ucciso la moglie e un vicino di casa a colpi di pistola e nel 2003 era stato condannato a 16 anni di carcere più 5 da trascorrere in una clinica psichiatrica giudiziaria. Nel settembre 2010 gli erano stati concessi i domiciliari a casa del fratello a Longastrino, nel Ravennate, per motivi di salute.