Processo Cagnoni, la sentenza. Ergastolo e 3 milioni ai figli / FOTO e VIDEO

Il medico resta impassibile anche durante la lettura del verdetto. Dissequetrate tutte le ville dell'ex dermatologo

Matteo Cagnoni, 53 anni, viene portato dopo la lettura della sentenza

Matteo Cagnoni, 53 anni, viene portato dopo la lettura della sentenza

Ravenna, 23 giugno 2018 - C'era chi ormai credeva che avesse rinunciato a venire per ascoltare il verdetto. E invece è arrivato all’ultimo momento in aula, scortato dagli agenti della penitenziaria. E poi braccia conserte e sguardo fisso, impassibile, verso il presidente della corte d’assise che, scandendo ogni parola, leggeva la sentenza. Sei ore di camera di consiglio che nel silenzio generale, pur a fronte di un’aula gremita, verso le 19 di ieri hanno restituito questa pena per Matteo Cagnoni: ergastolo (VIDEO).

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Il 53enne dermatologo doveva rispondere dell’omicidio pluriaggravato della moglie, la 39enne Giulia Ballestri ammazzata a bastonate in testa la mattina del 16 settembre 2016 nella villa di famiglia da tempo disabitata di via Genocchi. Solo dalle motivazioni, che verranno depositate entro 90 giorni, si potrà capire quali delle due contestati aggravanti, premeditazione e crudeltà (o se addirittura entrambe), abbiano proiettato l’imputato verso la pena massima. Di sicuro gli otto giudici hanno accolto la ricostruzione fatta dalla procura (pm Alessandro Mancini e Cristina D’Aniello) sulla base delle indagini della polizia, visto che per l’imputato la richiesta era stata proprio dell’ergastolo (più isolamento diurno per un anno).

Cagnoni è stato giudicato colpevole per tutti i reati contestati, dunque anche per l’occultamento del cadavere della moglie nella legnaia della villa, là dove è rimasto per tre giorni prima di essere ritrovato. Oltre a dovere pagare le spese processuali e quelle per il proprio mantenimento in carcere, il 53enne è stato condannato dalla corte presieduta da Corrado Schiaretti (a latere il collega Andrea Galanti), a risarcire i danni di tutte le parti civili. Ovvero 20mila euro al Comune (avvocato Enrico Baldrati) e 10mila euro ciascuno alle associazioni ‘Linea Rosa’, ‘Unione Donne in Italia’ e ‘Dalla Parte dei Minori’ (avvocati Cristina Magnani, Sonia Lama e Antonella Monteleone). Ai genitori di Giulia, sono state riconosciute provvisionali da 500mila euro a testa; mentre al fratello Guido (come i primi due, avvocato Giovanni Scudellari) 150mila euro in proprio e altri tre milioni di euro in qualità di tutore dei tre figli minori della sorella.

I giudici hanno anche disposto il dissequestro di tutte le ville ravennati della famiglia Cagnoni: di via Giordano Bruno (la residenza principale da dove il 53enne partì con i figli poco dopo il delitto); di via padre Genocchi (la scena del crimine); di via Cattaneo (lo studio professionale del 53enne); e di via dei Platani a Marina Romea (la villa al mare da cui era stata presa l’arma del delitto, un tronco di pino). Dopo il deposito delle motivazioni, appare scontato l’appello delle difese (avvocati Giovanni Trombini e Francesco Dalaiti). Cagnoni, che si trova in cella da quando il 19 settembre 2016 fu bloccato dalla polizia nei pressi della villa paterna di Firenze, dovrà rimanere in cella. E presto potrebbe essere trasferito dal carcere di Ravenna nel quale si trova da quasi un anno e mezzo.