Procurato aborto, Isoldi si difende. "Non c’entro, fu un rumeno"

Ravenna, la pista alternativa, il giudice deciderà a giorni

Procurato aborto, Pierino Isoldi sta scontando la pena per la condanna (Foto Fantini)

Procurato aborto, Pierino Isoldi sta scontando la pena per la condanna (Foto Fantini)

Ravenna, 23 gennaio 2019 - È stato condannato a dodici anni con sentenza passata in giudicato, si è visto rigettare dalla Corte d’appello di Ancona la richiesta di un nuovo processo per riscrivere la storia dell’aborto che una sera del dicembre 2005 avrebbe provocato all’ex amante con calci e pugni. Ma Pierino Isoldi non demorde. La Procura di Ravenna ha chiesto l’archiviazione della denuncia nella quale il 60enne immobiliarista forlivese fa nome e cognome di quello che per lui è il vero responsabile di quella tragica aggressione. E ieri mattina, attraverso il suo difensore, l’avvocato Francesco Murgia, in Tribunale si è opposto a questa richiesta di archiviazione. I legali che tutelano come parte civile la donna che subì l’aborto, gli avvocati Carlo Benini e Silvia Brandolini, hanno appoggiato le tesi dell’accusa, che già aveva preso in considerazione quella pista alternativa arrivando a ritenere le nuove testimonianze inverosimili, illogiche e incredibili. Il Gip, Janos Barlotti, deciderà entro una decina di giorni. Se archivierà, per Isoldi si spegne forse l’ultima fiammella, in caso contrario no.

Le sue indagini difensive, svolte dall’avvocato e da un investigatore privato, avevano concluso che la donna fu vittima di un’aggressione a scopo di rapina da parte di due stranieri. In particolare un bulgaro 46enne si era presentato ai carabinieri di Bologna col proprio difensore raccontando la confessione di un conoscente rumeno che all’epoca reclutava ragazze per un Night di Cesenatico. Quella sera del 6 dicembre 2005 i due avrebbero dovuto convincere due ballerine a tornare nel Night. Nella palazzina di Pinarella dove avrebbero alloggiato entrò solo il rumeno, che al rifiuto delle donne di seguirlo ne avrebbe rapinata una della borsa.

Poi il bulgaro scoprì che in realtà la vittima non era una prostituta bensì la proprietaria di un ristorante, e che per quel fatto avevano incolpato il suo uomo. Il rumeno gli disse poi che avrebbe confessato, perché non voleva che a pagare fosse un innocente. Cosa mai successa. Procura e parte civile ritengono che questa ricostruzione faccia acqua da tutte le parti. Intanto in quella palazzina da settembre non c’erano più prostitute da due mesi, come riferì l’amministratore. Le testimonianze di chi lavorava nel locale notturno, gestore e ragazze, inoltre, erano apparse assai confuse e contraddittorie su chi fossero quelle due giovani da cercare, il tipo di borsa rapinata, la dinamica, il periodo e l’anno dell’episodio.

l. p.