Provocava finti incidenti, condannato

Un anno e otto mesi per truffa (ma non fu estorsione) per un 44enne che da un giovane riuscì a farsi dare 1750 euro e ne voleva 5000

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Procedendo lentamente sulla destra e facendosi superare, provocava finti incidenti, simulando collisioni con altre auto in realtà mai avvenute. Una sorta di truffa dello specchietto, anche se nel suo caso prediligeva le fiancate delle carrozzerie. Poi, con metodi spicci, dai malcapitati di turno si faceva consegnare quanto più denaro possibile. Antonio Ruggiero, 44enne di Napoli, tutelato dall’avvocato Francesco Papiani, era finito a processo anche per estorsione, accusa dalla quale è stato assolto. Non così per quanto riguarda quella di truffa, per la quale è stato condannato dal tribunale collegiale – presidente Antonella Guidomei, a latere giudici Natalia Finzi e Roberta Bailetti – a un anno e otto mesi, sei mesi in più rispetto alle richieste della Procura. Assolta da tutte le accuse la compagna 35enne, difesa dall’avvocato Mirco Morganti, che avrebbe preso parte a quelle simulazioni, ma di cui non è stato possibile accertare un’effettiva complicità. In un caso, il 20 aprile 2019, l’imputato aveva simulato un sinistro e il danneggiamento della propria Lancia Lybra accusando una donna, che per timore dell’intervento della polizia e della conseguente perdita di punti della patente gli aveva consegnato 100 euro. Ma il colpo grosso il Ruggiero, che ha precedenti, l’aveva messo a segno alcune settimane prima, il 2 aprile.

Quella volta, al volante di una Peugeot 207 sulla Romea Dir, finse di essere stato colpito in fase di sorpasso da un giovane di Marina Romea, subito fermato e intimorito con frasi del tipo "devo avvisare la municipale, ma non lo faccio altrimenti ti levano i punti e ti rovinano la vita". E ancora: "non fare scherzi, sennò ti denuncio e ti rovino la vita". Il tutto rimarcando come la moglie a bordo fosse rimasta particolarmente turbata poiché incinta. La vittima della truffa trovò sulla propria carrozzeria alcuni segni gialli, i carabinieri in seguito scoprirono che erano stati fatti con un gesso. Eppure nell’immediatezza, convinto di aver provocato davvero quel danno – ha detto ieri in aula rispondendo alle domande del Pm Angela Scorza – , subito gli aveva consegnato 1500 euro, poi dopo una finta telefonata dell’imputato al meccanico ("ha detto che non bastano") altri 250 presi dal bancomat. Pensando di aver trovato la gallina dalle uova d’oro, aveva sparato alto: 5000 euro. La vittima a quel punto intuì la truffa. E sempre ieri ha riferito di aver superato una seconda volta quell’uomo, che procedeva sempre con andatura fintamente incerta, e di essere stato a lungo inseguito sempre sulla Romea Dir.

l. p.