"Pugnalato dallo Stato Ho deciso: non voto più"

L’ex comandante dei carabinieri di Lido Adriano, Claudio Samorè, restituisce la tessera elettorale. "Sono in pensione e mi viene impedito di essere utile"

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Si sente tradito ("pugnalato alla schiena") dallo Stato che ha servito fedelmente come carabiniere per 35 anni, di cui 22 al comando della caserma di Lido Adriano dove il paese, quando tentarono di trasferirlo, a momenti insorse. In pensione dall’Arma dopo un brutto incidente in servizio, Claudio Samorè oggi si sente "defraudato della dignità e del diritto di poter svolgere un’attività lavorativa, per sentirmi ancora utile". Non solo, perché per i tre anni durante i quali è stato impiegato da un istituto di vigilanza privata, l’Inps gli sta chiedendo un ristoro mensile di oltre 400 euro: in pratica deve restituire tre anni di stipendio. Così la sua protesta simbolica, sentendosi privato del diritto al lavoro, si è concretizzata nel rinunciare anche a quello di voto e ha deciso di riconsegnare la tessera elettorale, scrivendo al Presidente della Repubblica e al sindaco. Dell’incidente stradale nel quale rimase coinvolto nel 2010 porta ancora postumi permanenti, così nel 2012 approfittò della cosiddetta “quota 90“ (53 anni di età e 37 di contributi) per la pensione. Iniziò un nuovo lavoro, meno logorante, come guardia giurata, sentendosi comunque ancora attivo, senonché nel 2015 gli fu riconosciuta la “pensione privilegiata a vita“ con decorrenza retroattiva. Così, in ragione di una serie di parametri tecnici, spiega "mi fu chiesto di restituire la quota ’indebitamente’, secondo l’Inps, percepita nei tre anni in cui il reddito da lavoro si era sommato alla pensione. Poiché questo era inferiore al 50% della pensione, mi veniva richiesta la restituzione di tutto l’importo lordo percepito, e in conseguenza fui costretto a licenziarmi immediatamente". A ferire l’ex militare non è stato tanto "l’ingente danno economico", quanto il fatto che "da quel momento in poi non avrei più potuto svolgere alcuna attività lavorativa". Fece ricorso alla Corte dei Conti, perdendolo.

A suo giudizio un paradosso: "Sui giornali ho letto di figure che oltre alla pensione percepiscono 5 stipendi e non capisco come ciò si concili con la parità dei diritti sancita dalla Costituzione". E si domanda "perché chi percepisce la pensione privilegiata in conseguenza di ferite riportate in servizio non può avere lo stesso diritto di poter lavorare che ha invece un comune pensionato. Quante volte sentiamo dire dai politici “il lavoro è dignità“ ed espressioni di elogio per appartenenti a forze dell’ordine che cadono e restano feriti in servizio. A me, invece, lo Stato ha finito per relegarmi in una zona grigia di scarti della società. Per questo, ora, mi ritengo sospeso dall’esercizio del diritto civile e politico di elettore, e sarò onorato di rientrare nel suo pieno godimento quando mi sarà restituito anche il diritto al lavoro e saranno eliminate la ingiustizie determinate dalla legge".

Lorenzo Priviato